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Aiutatemi, sono in estasi!

Davide D'Alessandro 1Signora mia, sono in estasi. In erezione agonistica, direbbe Brera. E non riesco a tornare alla normalità. Come dopo un’esagerata assunzione di Viagra. Cos’è successo? Sono andato a cercarmela. Non la più bella donna del mondo, ma l’estasi. Dove? A Capua, in una chiesa di Capua. È stata eseguita, in prima mondiale, l’ultima composizione del sommo maestro, pardon del Sommo Maestro, Raffaele Bellafronte: Afrika. Sì, Afrika col k, anche se il computer si ostina a segnarmelo come errore, preferendo e ritenendo più corretto Africa con la c ma, si sa, gli artisti hanno licenze che gli umani non hanno, come quella di emettere e incassare fatture per noleggio di attrezzature al teatro che si dirige. Afrika mi ha mandato in estasi e, cosa ben più grave, mi ci ha lasciato. Colpa anche degli esecutori, il trombonista Michele Lomuto, definito “punto di riferimento nel mondo per la musica contemporanea”, e il pianista Massimiliano Damerini, definito “uno dei più grandi pianisti di questo secolo”, roba da far impallidire Benedetti Michelangeli, Gould, Pollini, Arrau, Rubinstein, Brendel e Askenazy, per non dire di Horowitz.

Ma Lomuto, dopo aver eseguito, senza essere diretto da Muti, ha anche dichiarato. Accontentandosi di piazzarossetti.it, ha voluto lasciare per i posteri una testimonianza scritta. Eccola: “Se vuoi superare la concezione platonica del corpo prigione dell’anima, se vuoi contestare il dualismo cartesiano che oppone una res cogitans a una res extensa e non sei un virtuoso del trombone, non ti resta che immergerti in pesanti studi filosofici. Se, invece, hai il privilegio di suonare AFRIKA in concerto, dialogando con un pianista straordinario per un pubblico in estasi, ti si apre un infinito orizzonte ermeneutico”. E non oso pensare cosa potrebbe aprirsi, in questi casi, all’ermeneutico Vattimo! Ma Lomuto, non pago, continua: “AFRIKA rende immediatamente sensibile l’impatto delle qualità sonore, delle forme musicali, a tutta la superficie del corpo, raggiungendo i livelli più profondi; rende sensibile, carnale, la materialità dei movimenti che comunemente si attribuiscono all’anima”. Insomma, non solo meglio di pesanti studi filosofici, (anche se dopo, bontà sua, Lomuto cita Deleuze e Merlau-Ponty) ma meglio, molto meglio, di una stratosferica trombata, intesa in senso sessuale e non della trombonata musicale. Ecco perché sono ancora in estasi e non riesco a tornare alla normalità. Ho prenotato una visita urgente con un andrologo ma, le confesso, signora mia, che quasi quasi me ne resterei così. Lungo e duro. Lunghissimo e durissimo.

Davide D’Alessandro

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