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Assolto dall’evasione, ora ha crediti con lo Stato

Da presunto evasore dimostra alla Corte d’appello dell’Aquila di essere al contrario in credito con lo Stato. Imprenditore vastese finito in depressione per una condanna che riteneva ingiusta, è stato assolto nel giudizio di secondo grado. G.G.P., era accusato di non aver versato 200mila euro di tasse e per questo era stato condannato in primo grado a due anni e mezzo di reclusione.

La Corte ha accolto la tesi del difensore, l’avvocato Marco Fanghella secondo la quale, la responsabilità penale di chi è chiamato a rispondere di evasione fiscale deve essere supportata da accertamenti del giudice penale. Una sentenza destinata a fare da apripista per molti casi analoghi. G.G.P., amministratore unico di una società che si occupa della vendita di auto plurimarche, dopo un accertamento della guardia di finanza era stato accusato di evasione fiscale per omessa dichiarazione e relativo pagamento di Iva e Ires per oltre 200mila euro.

Tenendo conto dei verbali delle fiamme gialle il giudice monocratico di Vasto aveva condannato l’uomo a due anni e sei mesi di reclusione, oltre all’interdizione perpetua da incarichi societari. Il difensore di G.G.P., l’avvocato Marco Fanghella, ha impugnato la sentenza presentando ricorso in appello.

“Il giudice di primo grado aveva condannato il io cliente”, spiega Fanghella “basandosi esclusivamente sui risultati dell’accertamento fiscale che riguardava i soli ricavi dell’azienda e non i costi e le altre detrazioni contabili che avrebbero dovuto essere scomputate”.

La Corte aquilana ,accogliendo l’istanza formulata dall’imputato, ha disposto una consulenza tecnica al fine di accertare le spese effettive sostenute dall’imputato. L’esito della perizia è stato favorevole all’imprenditore vastese. “Non solo”, dice Fanghella. “Il perito nominato dalla Corte ha rilevato che nel periodo oggetto della contestazione fiscale, la società amministrata dal mio cliente aveva addirittura maturato un credito di imposta per diverse migliaia di euro”.

La Corte d’appello dell’Aquila ha quindi assolto l’imputato con la formula piena: il fatto non sussiste affermando il principio di diritto, destinato a fare giurisprudenza secondo il quale per fondare la responsabilità penale di un imputato a cui viene contestato il reato di evasione fiscale non è sufficiente il solo l’accertamento fiscale, ma è necessario che anche il giudice accerti l’eventuale evasione con una perizia penale che tenga conto delle voci in bilancio dare e avere. “G.G.P era disperato“, afferma soddisfatto Fanghella.”Grazie ai giudici aquilani ha riacquistato la serenità”.

Paola Calvano (Il Centro)

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