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La musica nell’età dell’inquietudine, intervista al Prof. Guido Brunetti

“Insicurezza, ansia, disagio, aggressività, individualismo sono i sentimenti che sembrano prevalere nella nostra epoca. Un’età dove c’è un crescendo di violenza. E’ una società liquida, prevale l’anomia, l’assenza di norme, fatto che fa emergere le pulsioni primordiali, istintive dell’uomo”. “Abbiamo bisogno- ha scritto il professor Guido Brunetti in un saggio pubblicato sulla rivista online ‘La Recherche’ che si intitola ‘Cervello e musica- di risvegliare in noi emozioni e sentimenti”.

Un potente strumento “capace di muovere e acquietare lo spirito e consolare la mente da tribolazioni e inquietudini è senz’altro la musica. Che è stata definita la cosa più grande che i mortali conoscono ed è tutto quanto di celeste abbiamo in terra. E’ la lingua primordiale, è l’universale, l’essenza, esprime un forte potere simbolico, metaforico e metafisico.
E’ un fenomeno provvidenziale nella gioia e nella tristezza.

Sin dall’epoca di Omero sono stati mostrati gli effetti sedativi e curativi della pratica musicale, in particolare nel trattamento di patologie mentali, stati depressivi, pene, paure, affanni e tristezze. La musica è un miracolo perché sta tra spirito e materia ed esprime l’inesprimibile.
Nell’antica Grecia, la musica aveva un ruolo importante nel campo dell’educazione, delle relazioni interpersonali, dell’arte, delle cerimonie religiose e della vita pubblica”.

Anna Gabriele

 

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