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Dall’inferiorità biologica ai talenti nel cervello della donna, l’intervista al Prof. Guido Brunetti

Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, una ricorrenza istituita il 17 dicembre 1999 dall’ONU, allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su una delle più devastanti violazioni dei diritti umani.

Professor Brunetti, che cosa s’intende per violenza?

  “Il concetto di violenza indica qualsiasi atto che possa provocare sofferenze o danni fisici, psicologici o sessuali, comprese le minacce di tali atti. La violenza genera effetti negativi sulla salute fisica, mentale e riproduttiva della donna, le cui conseguenze riguardano ansia, depressione, stress, isolamento, incapacità di lavorare e di prendersi cura di se stessa e dei propri figli. E’ un problema di salute bio-psichica di proporzioni globali enormi”.

Come nasce la violenza?

  “I dati della ricerca mostrano che il nostro comportamento ha basi neurobiologiche. Quella dell’uomo è una specie aggressiva. Già Platone scriveva che ‘in tutti noi alberga una bestia selvaggia e senza legge’. Sono comportamenti emotivi e affettivi che originano dalle aree ancestrali, profonde dei cervelli sia umani sia animali. La violenza è parte della nostra eredità primordiale. Tutti i mammiferi fanno esperienza della violenza. Nasciamo con una diversa disposizione al comportamento aggressivo e violento in base al patrimonio genetico, al sesso, al nutrimento ricevuto attraverso la placenta, alle circostanze sociali negative, al testosterone e all’assunzione di fumo, alcol e medicinali durante la gravidanza. E’ un problema psichiatrico e sociale di dimensioni colossali

E’ un fenomeno antico?

  “Nel corso della storia, in epoche e culture diverse, le donne sono state sottoposte a ingiustizie e violenza fisica e psicologica, a umiliazioni, possesso e dominio. Pregiudizi, stereotipi, teorie errate e balzane hanno scandito il mondo delle donne. Secondo queste concezioni durate sino al Novecento, la differenza tra uomini e donne consisteva in una fondamentale inferiorità femminile. All’inizio del XX secolo, il famoso antropologo Gustave Le Bon commette l’errore di affermare che l’inferiorità della donna è ‘talmente ovvia che nessuno perderebbe tempo a contestarla”.

Quando avviene la svolta?

  “Sono state le scoperte e gli spettacolari progressi delle neuroscienze a determinare una rivoluzione nelle nostre concezioni e fare finalmente chiarezza sugli aspetti misteriosi e affascinanti delle donne e sui loro specifici, unici e irripetibili talenti neurobiologici, mentali, affettivi e sociali e sulle differenze genetiche, ormonali e comportamentali di uomini e donne. Nuove eccitanti ricerche e prove scientifiche che hanno mostrato che uomini e donne provengono da pianeti diversi, ed hanno sensibilità e interessi diversi praticamente in tutti i sistemi affettivi ed emotivi”.

  Quali sono i benefici di queste scoperte?

   “Conoscere le differenze neurobiologiche, mentali ed emotive tra i sessi comporta rilevanti vantaggi, come la creazione di sistemi di relazione e strategie per realizzare un’esistenza meno aggressiva e violenta; rimuovere pregiudizi e stereotipi negativi; chiarire la natura degli uomini, le loro pulsioni distruttive e autodistruttive e il loro modo di pensare, sentire, agire. Conoscere i due cervelli poi aiuta donne e uomini a provare più comprensione, compassione, intimità e apprezzamento reciproco, e a creare più società umane e civili”.

Uomini e donne, sono due realtà diverse?

   “Le differenze, che appaiono già durante lo sviluppo fetale, sono profonde e sottili. Evidenze scientifiche indicano che il cervello femminile è programmato per l’empatia, mentre maschile è legato all’aggressività, mentre quello femminile è programmato geneticamente per l’empatia. Emergono così talenti unici, meravigliosi, come la capacità di decodificare i segnali dei più intimi sentimenti altrui, soprattutto stati ansiosi, tristezza o infelicità; osservare e leggere stati d’animo, pensieri ed emozioni; l’abilità nelle cure parentali e nel sedare i conflitti; stabilire profonde relazioni interpersonali; cogliere i toni emotivi nelle voci, nelle espressioni e nei volti; prevedere le esigenze emotive e fisiche dei bambini che non ancora parlano”.

  Perché la violenza, il male, l’odio, l’invidia?

  “E’ una domanda che da sempre ha tormentato filosofi e teologi. Sono state formulate numerose teorie, le quali finora hanno rivelato una evidente impotenza nel comprendere e risolvere il mistero del male. Che è una sfida alla ragione e alla scienza.

Quali sono, professor Brunetti, le sue conclusioni?

“Alla luce di quanto abbiamo analizzato, riteniamo che la società e le istituzioni nell’interesse comune siano fortemente e urgentemente chiamate a valorizzare, contro stereotipi e pregiudizi, i talenti delle donne, affidando loro un nuovo ruolo professionale, culturale e sociale finalizzato al progresso dell’umanità. Una umanità che dovrebbe essere fondata sull’empatia e sui neuroni specchio. Che sono tra le grandi qualità umane, intellettive e morali della donna.

La questione è legata ad una dimensione culturale e ad una nuova sensibilità. Senza questa consapevolezza, non ci sarà alcun cambiamento. Tutto continuerà come prima”.

Anna Gabriele

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