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Comunità per minorenni nella villa confiscata

Apre la comunità socio-educativa per minori nella villa confiscata di via dei Bontempi all’Incoronata, ma sull’elegante immobile ricevuto dal Comune nel 2012, pende la spada di Damocle del ricorso per Cassazione. E’ prevista per ottobre – la data non è stata ancora fissata – l’entrata in funzione della struttura destinata ad accogliere bambini ed adolescenti destinatari di provvedimenti del Tribunale dei minori dell’Aquila.

In questi mesi la società Araba Fenice di Vercelli, che si è aggiudicata l’appalto, ha effettuato una serie di interventi per la ristrutturazione e l’adeguamento dell’immobile. In particolare è stato creato un nuovo locale per uso ufficio e sala colloqui, realizzato un bagno al piano seminterrato per il personale, cambiata la collocazione della porta d’ingresso ad uno dei servizi igienici, installato un montascala per disabili, ripristinate le caldaie esistenti e revisionato l’impianto elettrico. Sono dodici i posti letto disponibili, di cui 2 di pronta accoglienza.

Insomma, è tutto pronto per accogliere i minori, ma c’è una incognita: sulla villa confiscata pende un ricorso in Cassazione la cui udienza è fissata per il 18 ottobre. Per quella data la Suprema Corte dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità del titolo di acquisto dell’immobile che risulterebbe formalmente intestato – attraverso un atto di donazione –  ai quattro nipoti della coppia titolare dell’abitazione finita nell’inchiesta della magistratura. Insomma, la questione è ancora sub judice.

L’elegante villa di via dei Bontempi è nella disponibilità del Comune dal 2012 in virtù di un decreto del direttore dell’Agenzia nazionale per la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’iter che ha portato all’assegnazione in concessione del fabbricato per la durata minima di sei anni è stato irto di difficoltà.

La prima gara per l’affidamento della gestione di un centro di accoglienza per minori, in regime residenziale e semi-residenziale è stata indetta a marzo 2016, ma è andata deserta per mancanza di offerte. A  distanza di un anno, nel giugno 2017, il Comune decise di indire un nuovo bando modificando le tariffe giornaliere per l’accoglienza ordinaria e il canone di concessione annuale (non più 10mila, ma solo mille euro). Anche in questo caso non venne presentata alcuna offerta. Decisiva è stata la terza gara. Soddisfatta l’amministrazione comunale che, dopo due bandi andati deserti e un iter pieno di ostacoli, è riuscito a raggiungere il duplice obiettivo di dotare la città di una struttura socio-educativa andando a colmare una evidente carenza e di abbattere i costi per i ricoveri dei minori che oggi si aggirano sulle 600mila euro l’anno. Cassazione permettendo.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

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