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Cbi, rischio chiusura a fine mese. Ai cancelli sit-in di 31 lavoratori

Il gruppo ha deciso di fare un restyling delle aziende e ridisegna la mappa dei siti che continueranno a produrre. La fabbrica della Cbi di Gissi potrebbe essere a rischio chiusura. Il condizionale è d’obbligo. L’azienda per il momento tace. Il silenzio però spaventa .Trentuno lavoratori rischiano di restare senza lavoro a fine mese. Sono tutti lavoratori con più di 50 anni che difficilmente potrebbero trovare lavoro altrove. Ieri , in concoitanza con lo sciopero nazionale dei metalmeccanici i sindacati hanno organizzato un sit-in davanti alla fabbrica della Val Sinello.

Angelo Angelucci, segretario provinciale della Cisl, ha raggiunto invece Milano dove altri lavoratori dello stesso gruppo hanno denunciato la loro situazione al segretario nazionale della Cisl. ” Il sito produttivo di Gissi”, dice Angelucci “ è uno dei siti migliori. Il fatturato è buono e così pure la qualità del prodotto che viene realizzato con grande professionalità. E’ assurdo chiudere un sito come quello di Gissi. La crisi non giustifica la chiusura di una fabbrica che ha dimostrato di produrre al meglio”, dice Angelucci.

A fine mese gli impianti potrebbero essere spenti per sempre e per i lavoratori si aprirebbe un percorso di ammortizzatori sociali. “ Ma per accedere agli ammortizzatori sociali dovremo avere la certezza della chiusura che invece non ci viene data” è il rammarico di Angelucci. Un altro duro colpo per l’economia del territorio.

” Qualcuno ci dica qual’è il nostro futuro”, hanno chiesto ieri mattina i lavoratori durante il presidio davanti ai cancelli della fabbrica.

La sede centrale dell’azienda è a Monza. Il gruppo appartiene ad un fondo belga ed ha fabbriche in Belgio e India. Le relazioni sindacali sono ridotte al lumicino. “Abbiamo chiesto più volte un incontro senza ricevere risposte”, dice Angelo Angelucci. “Non abbiamo referenti con cui parlare“.

La preoccupzione è grande. Anche a Monza c’è molta apprensione. Non c’è un piano industriale. L’unica certezza è che l’azienda non ha smentito la chiusura del sito produttivo abruzzese e diverse lavorazioni sono state portate via da Gissi e affidate ad altri stabilimenti. Indizi quindi più che preoccupanti.

Alla Cbi sono legate diverse aziende dell’indotto di Piana Sant’Angelo, Val Sinello e Val di Sangro. Anche per loro si apre un periodo di grande incertezza. “I lavoratori sono stremati”, assicura Angelucci. “Oggi(ieri) a Milano abbiamo raccontato tutto questo al segretario nazionale della Cisl. Speriamo che possa arrivare finalmente una dichiarazione da parte dell’azienda”, è l’auspicio dei sindacati. I lavoratori della fabbrica di Gissi non escludono nuove fore di protesta. Del resto il 30 giugno è vicino. Subito dopo c’è un buco nero.

Paola Calvano (Il Centro)

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