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Violenza, umiliazione e bullismo verso i docenti

Continuano gli episodi di violenza, bullismo e umiliazione agli insegnanti. L’ultimo caso è venuto alla luce in questi giorni. Due adolescenti sono stati denunciati per violenza e interruzione di pubblico servizio. L’episodio viene ripreso da uno studente e il video rimbalza da un cellulare all’altro. Atri episodi. A Lucca: “Prof, non mi faccia arrabbiare, scriva 6 e si metta in ginocchio”. Ad Alessandria studenti legano un insegnante disabile. Finora sono quasi 40 i casi di violenza sugli insegnanti da parte di studenti e genitori dall’inizio dell’anno. Risulta inoltre che ogni quattro giorni, un docente viene aggredito dal padre o dalla madre di uno dei suoi studenti.

Sono avvenimenti drammatici- spiega il professor Guido Brunetti in questa intervista- che coinvolgono scuola, famiglie e istituzioni e che richiedono strategie globali e interventi unitari rapidi”.

  Che cosa sta accadendo?

 “L’impressionante sequenza di insegnanti intimiditi, maltrattati e aggrediti da ‘branchi’ di studenti che si filmano e si rilanciano sui social mette in evidenza non solo la loro incapacità di usare strumenti di critica e di giudizio, ovvero distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Ma anche la presenza in Italia di una forte emergenza educativa che non ha precedenti. Si tratta di una situazione che rispecchia ciò che avviene in famiglia e nella società, dove si è verificato un progressivo passaggio da un sistema fondato sul rispetto, l’educazione e l’autorevolezza a un’idea di libertà che è licenza, arbitrio, abuso, dissolutezza. E’ una china votata alla caduta e alla rovina”.

Quali, i motivi di fondo?

L’educazione riflette le dinamiche culturali, sociali, politiche e morali della società e della stessa civiltà. Dovunque, vige il primato del laissez faire e del permissivismo, forme di tolleranza verso comportamenti arroganti, diseducativi, moralmente censurabili e socialmente condannabili. Se in famiglia e nella società non viene ricostituito un principio di libertà che non sia licenza e di autorità che non sia imperio, la scuola è destinata a vivere in un lento e irreversibile processo di regressione.    Il nostro Paese è malato di inquinamento. E’ una metafora di ciò che non si sta facendo per contrastare lo smog umano, sociale e etico. Arroganza, volgarità, maleducazione, ignoranza sono i nuovi valori, le nuove categorie. I segni antropologici di un Io ipertrofico, patologicamente infantile, disadattato. Al quale tutto è permesso. L’educazione in famiglia, a scuola e nella società? Grigia come lo smog.    Si sono interrotti tutti i canali di trasmissione dei valori, gli adulti sono incapaci di essere punti di riferimento per i ragazzi. Famiglia, scuola, associazioni, enti sono incapaci di comprendere pienamente quale sia veramente il compito loro affidato. Una condizione caratterizzata da anomia, assenza di principi, norme o regole condivise”.

Possiamo parlare anche di emergenza umana?

  “Alla base di tutto c’è da considerare il seguente principio: ‘Per educare, bisogna educarsi’. Non si tratta di una situazione imprevista di crisi o di pericolo. E’ un fenomeno di lungo periodo, connesso con le tendenze di fondo della civiltà in cui viviamo. Emergenza è dunque un termine che indica la gravità e l’acutezza di una crisi. La quale richiede risposte non più rinviabili e capaci di andare alle radici profonde della questione.    La nostra civiltà mostra sempre più evidenti sintomi di decadenza e malattia che sono generatrici di “barbarie”. La perdita di valori umanistici, come concordano altri autori, non è solo intellettuale, ma implica gravi conseguenze morali, educative, politiche ed economiche. Stiamo passando dall’idea di una cultura tesa alla formazione armoniosa e completa dell’uomo, la dignitas hominis, fondata sulle cose che danno ‘vita alla vita’, amore, solidarietà, altruismo, empatia, amicizia, verità, a una società attraversata da contraddizioni e conflitti”.

Qual è dunque l’immagine della nostra epoca?

“L’eclissi dei valori, con la crisi educativa, è soprattutto crisi morale, in cui non si sa più cosa sia la grandezza umana e si vive in una cultura kitsch. Si è dissolto tutto un mondo, un mondo protettivo, organico, solidale. C’è una mutazione antropologica. Una dismissione dell’etica. Una desertificazione culturale e spirituale. Il sonno della coscienza. Al suo posto, oggi abbiamo una società “narcisista” (Lasch), “liquida” (Bauman), “dionisiaca” (Maffesoli), in continuo degrado. Una società frantumata, schizofrenica, dove vige un sapere che ha la logica della  falsificazione e dell’anarchismo epistemologico  (Popper,Feyerabend).   E’ una incertezza culturale e pedagogica che porta a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità, del bene e del male. In ultima istanza, a dubitare della bontà della vita. La mutazione antropologica, uno stile di vita definito “adultistico”, una sessualità precoce, la vasta funzione assunta dal gruppo dei coetanei, la disordinata moltiplicazione delle esperienze sono tutti segni che portano a ritenere che lo sviluppo del bambino e dell’adolescente possa assumere direzioni incontrollate, irrazionali e preoccupanti. Come i fatti stanno dimostrando. Che confermano una pervasiva mentalità individualistica e forme di relativismo etico e di nichilismo, cosa che genera un profondo stato di ansia e di angoscia. In questa condizione di insicurezza esistenziale può accadere che a 15 anni, l’adolescente si ribelli e scelga di andarsene; che il docente sia maltrattato dai suoi alunni, sempre più aggressivi e arroganti; che la coppia svanisca; che i genitori siano in crisi, demotivati e stressati”.

Di che cosa abbiamo bisogno?

Di ricercare le radici di un umanesimo integrale. Senza l’umanesimo, pure l’Europa, come sosteneva Thomas Mann, è votata a morire e la nostra società a dissolversi in guerre tribali. Parliamo di quell’umanesimo che non è una torre d’avorio per intellettuali che leggono Platone, bensì il riconoscimento di principi che dicono ciò che dovremmo essere, che insegnano ad acquistare dignità e a respingere ignoranza, fantasmi e oscurantismo.    Che la società dell’Occidente lasci perdere l’umanesimo, privandosi così del futuro, per Riemen, è un crimine’. Se non si crede più a valori universali che trascendono il tempo, anziché un popolo libero si ha una massa che teme la libertà. Al posto dei valori, subentrano comportamenti irrazionali, aggressivi e risentimenti”.

Che cosa porta l’adolescente all’insicurezza e alla violenza?

  “Per questa via, vengono messe in discussione la nobiltà dello spirito’ che, per Mann, è amore per ciò che dà vita alla vita; la concezione classica di essere razionale corroborata dall’idea  cristiana dell’uomo come immagine di Dio; la dimensione ontologica dell’essere umano rispetto a tutto il resto della natura; il principio di autorità per cui i desideri tendono a diventare diritti e che non esistono norme o regole certe e valide per tutti in ogni luogo e sempre.    L’ossessiva ricerca del consumismo e dell’edonismo seduce l’adolescente, riducendone l’autonomia di giudizio e di critica, nonché la capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ingiusto. Di qui, una grande solitudine, un vuoto esistenziale, una forte incomunicabilità e un grave disagio mentale. I ragazzi crescono quindi insicuri, ansiosi e privi di autonomia. Hanno molte conoscenze, ma sono più immaturi degli adolescenti di ieri”.

 Crescono così adulti insicuri.

“ Crescono sempre più adulti frustrati, insoddisfatti ed egoisti, ed emotivamente fragili, lontani dai veri bisogni dei figli. I quali giorno per giorno finiscono con l’assorbire la pedagogia dell’orrore attraverso l’uso compulsivo di internet, televisione, droga, violenza, aggressività, arroganza. Un deserto di insensatezza”.

  Con quali risultati?

Una ricerca condotta su un campione di albergatori europei   mostra un giudizio severo sui ragazzi italiani, definiti più ‘cafoni’ dai loro coetanei di altri Paesi. Essi vengono chiamati ‘incivili, molesti, irrispettosi, volgari, indisciplinati, odiosi, arroganti’. I ragazzi più educati sono svedesi, danesi e svizzeri. Quando gli adulti- genitori e insegnanti- non sono in grado di offrire forme di stabilità emotiva, sistemi di identità e di senso crescono disturbi psichiatrici, disagio, malessere e insicurezza.    L’esito prodotto da questa condizione è l’immagine di una ‘adolescenza interminabile’. I genitori possono allevare soltanto eterni adolescenti perché essi per primi  non sono adulti. E’ abdicare alla propria funzione genitoriale ed educativa, abbandonando il ragazzo a un grande padre collettivo: il gruppo, il leader, il branco; o a una ‘grande madre’, come la televisione, i social, ecc”.

E la scuola?

 Anche la scuola è condizionata dal mito della neutralità educativa’ a causa di certa pessima cultura pedagogica. Deve solo insegnare, cioè informare: è un sapere  senz’anima e senza coscienza. E’ l’esaltazione delle illusioni, dell’ideologia dei luoghi comuni e delle ‘subdole mistificazioni’.    Tutto ciò mostra come le teorie pedagogiche ed educative siano caratterizzate da una molteplice, frammentata, astratta congerie di idee, da una crescente fragilità scientifica attraversata da formule astratte, idee vacue, inconsistenti e senza alcuna base scientifica. Pur nella proliferazione di tanti soggetti che si atteggiano a “maestri”, gli adolescenti  vivono una stagione di “orfanità”, soffrono la mancanza di padri e madri sicuri e autorevoli”.

Professor Brunetti, qual è la sua diagnosi conclusiva?

“In questa concezione, l’emergenza educativa riguarda non soltanto contenuti e metodi, ma il senso autentico di ‘fare educazione’. Un processo intellettivo, emotivo, sociale e morale globale e unitario, sorretto da un principio antropologico: abbiamo bisogno di educazione non tanto per essere buoni cittadini, ma semplicemente per essere uomini.    La nostra diagnosi mostra dunque un complesso, delicato e aggrovigliato insieme di sintomi, come l’ideologia del permissivismo; l’irrilevanza e l’annullamento della figura e del ruolo del docente, il quale ha perduto l’autorità, il senso di sé e della sua missione; il suo disconoscimento da parte della società e delle famiglie; il dilagare del bullismo dentro e fuori le aule; il crescente sentimento di ostilità tra scuola e famiglia, le quali invece sono alla base del processo educativo, sociale, mentale e morale del bambino; la inadeguata azione delle istituzioni e della politica.    Non prendere coscienza di questa drammatica realtà significa perpetuare all’infinito una condizione destinata ad incancrenirsi”.

    Anna Gabriele

 

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