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Truffe con le auto: chiesti 28 anni di carcere

Truffa sul web. Nove condanne che partono da 5 anni e due mesi e scendono fino a un anno e sei mesi, una assoluzione e l’estinzione del reato per la morte dell’imputato. Sono le richieste del pm Michele Pecoraro al termine dell’udienza che si è tenuta ieri davanti ai giudici del Tribunale di Vasto (presidente, Bruno Giangiacomo, giudici a latere Italo Radoccia e Fabrizio Pasquale).

Le richieste sono state fatte al termine di una analitica requisitoria che ha tenuto conto anche delle dichiarazioni del numerosi testimoni. Il maxi processo vede undici imputati accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso.

Secondo l’accusa il sodalizio formato da Antonio Manca, Sante Bevilacqua, Davide Silano, Moreno Consorte, Paolo Zinni, Marco Bevilacqua, Roberto Marinucci, Rocco Di Lello, Carmine Bevilacqua, Kosta Angelov e Tiziano Di Fulvio era riuscito a mettere in piedi una vera e propria associazione a delinquere per reperire auto su internet che poi pagava con assegni falsi emessi a vuoto.

Venti le persone truffate una decina quelle che si sono costituite parte civile per essere risarcite. Gli accusati rischiano una pesante condanna. La pubblica accusa ha chiesto la pena di 5 anni e dieci mesi per coloro che sono ritenuti i promotori, Antonio Manca, Sante Bevilacqua, Davide Silano e Paolo Zinni. Due anni di reclusione per Moreno Consorte, Marco Bevilacqua, Roberto Marinucci, Tiziano Di Fulvio. Un anno e sei mesi per Carmine Bevilacqua, l’assoluzione per Kosta Angelov e l’estinzione del reato per Rocco Di Lello venuto a mancare.

Il processo è stato aggiornato al 5 ottobre per le repliche e la sentenza. A difendere gli accusati sono gli avvocati Raffaele Giacomucci, Alessandra Di Iorio, Angela Pennetta, Vincenzo Chielli e Nico Tariddi.

La vicenda risale al 30 dicembre 2011. Dopo settimane di indagini la polizia il giorno prima di San Silvestro fece scattare le prime cinque denunce a cui se e aggiunsero poi altrettante.Secondo gli investigatori il primo contatto fra l’associazione e le vittime avveniva tramite lo scambio di informazioni attraverso alcuni siti internet, specializzati nella vendita di autoveicoli. Gli acquirenti consultavano le promozioni e le offerte di vetture di grossa cilindrata e di valore economico non indifferente. Qualche giorno dopo la cessione dell’auto (in genere il fine settimana) avveniva il pagamento in assegni circolari. All’apparenza gli effetti bancari erano validi. In realtà gli assegni erano stati clonati attraverso sofisticate tecniche di contraffazione. La truffa veniva scoperta solo il lunedì successivo con la riapertura delle banche. Le vittime scoprivano il falso pagamento e il raggiro subito ma a quel punto le auto erano già lontane. La polizia riuscì a bloccare due auto dirette in Austria e Germania. Le macchine, sottoposte a sequestro preventivo, furono poi restituite ai legittimi proprietari.

Paola Calvano (Il Centro)

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