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San Salvo: Marchese a muso duro contro il PD locale

Gabriele Marchese
Gabriele Marchese

Nel  maggio 2012 è caduta quella che sembrava essere divenuta una roccaforte del centrosinistra, ovvero San Salvo, grazie alla elezione a primo cittadino dell’allora pidiellina oggi forzista Tiziana Magnacca. Gli eventi che hanno portato alla prima vittoria del centrodestra dopo 20 anni hanno segnato una profonda spaccatura nel centrosinistra, a cominciare da quella sfiducia che Gabriele Marchese, allora sindaco, si è vista sbattere in faccia nel 2011 e che non è mai riuscita a metabolizzare.

Tant’è che quello spettro torna ad aleggiare anche nella sua ultima nota diffusa nella quale si cimenta in una riflessione intorno al Partito Democratico di San Salvo, quello stesso che dopo Marchese e Di Stefano ha dovuto subire anche l’avvio dell’esperienza renziana da parte dell’allora segretario Agostino Monteferrante.

Nel suo documento, da cui traspaiono momenti di amarezza, Marchese scrive: “Dalle elezioni comunali del maggio 2012 mi sono sempre astenuto dal commentare le vicende che hanno riguardato il Partito Democratico di San Salvo e del suo gruppo dirigente. Ho mantenuto un profilo alto, di dialogo e confronto, mettendo davanti a tutto gli interessi generali della città.

Avrei avuto mille buone ragioni per comportarmi diversamente, non l’ho fatto e non lo farò.

Ho lavorato sempre con spirito costruttivo e continuerò a farlo, le polemiche non sono produttive, non mi interessano. Nella mia azione politica ho sempre cercato di guardare avanti con fiducia e serenità.

L’obiettivo che mi pongo è quello di mandare a casa questa amministrazione che finora ha dimostrato di non essere all’altezza del compito assegnatogli dai cittadini e ridare un governo progressista alla città.

San Salvo ha bisogno di idee e progetti per continuare a crescere e guardare con maggiore serenità al futuro”.

Insomma, quello di Marchese è un nemmeno tanto velato attacco ai dem sansalvesi che poi si concretizza maggiormente quando scrive: “In una recente intervista, il segretario del Pd mi chiama in causa e afferma che, a suo tempo, avrei fatto il rimpasto senza informare il Partito. Un punto di vista il suo, lecito e legittimo. Fossi in lui, mi porrei la domanda per quale motivo sono stato costretto a farlo e chiederei a chi di dovere (e ai vari livelli di responsabilità) se sapevano o no dell’azzeramento, chi avrei sostituito e perchè.

Credo invece che la città abbia bisogno di risposte che finora sono rimaste inevase:

– Perché a tutt’oggi non vengono spiegati i motivi per i quali si è fatta cadere l’amministrazione di centrosinistra che governava la città?

– Perché alle elezioni comunali del maggio 2012 il Pd si è sottratto alle primarie facendo venir meno l’unità del centrosinistra?

– Perché nel turno di ballottaggio, anziché votare per il candidato di centrosinistra si è sostenuto quello di centrodestra?”

Il risultato di queste scelte che ancora oggi pesano come macigni, sono sotto gli occhi di tutti, hanno prodotto danni a San Salvo e all’intero centrosinistra”.

Non ha peli sulla lingua l’ex sindaco sansalvese, che, alla fine, chiede una sorta di resa dei conti: ”Alla luce di tutto questo – aggiunge ancora – trasparenza e chiarezza sono alla base della costruzione di qualsiasi rapporto presente e futuro.

Noi siamo sempre dalla stessa parte con giudizio e responsabilità, continueremo ad esercitare il nostro ruolo in maniera propositiva, mettendo come sempre al primo posto la difesa del bene comune e gli interessi generali della città.

Il mio compito, insieme a tutta San Salvo Democratica, continua a essere quello di lavorare per unire e ridare ai Sansalvesi un governo capace di affrontare le sfide future che ci attendono”.

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