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Da “forti e gentili” a “mandrilli” d’Italia

Sondaggio ChiodiÈ un dato di fatto innegabile: la storia dell’umanità procede di pari passo con il peccato. I primi ad adeguarsi a questo assunto furono Adamo ed Eva, mangiando la mela proibita. Ne seguirono molti altri. Ricordate la vicenda di Mussolini con la Petacci? E lo scandalo Montesi? I grandi amori e i grandi tradimenti hanno caratterizzato la vita di tante persone comuni e di molti uomini illustri. “Donna, amore e sesso”, diceva Flaiano, sono le parole più usate dai nostri connazionali e ne condizionano la loro vita. Alla fine della seconda guerra mondiale, sul muro di una baracca dove erano stati rinchiusi prigionieri di nazionalità diverse, furono trovate delle scritte curiose. Il Tedesco, conservando anche nella disgrazia la sua fede nella propria patria, scrisse: “La Germania sopra tutti”. L’Inglese aveva scarabocchiato l’abusato “Dio salvi il re”. Il Francese, al solito, inneggiava alla “Francia eterna”. Un italiano ignoto, dando sicuramente prova di scarso patriottismo, aveva scritto: “Viva l’amore”. Siamo fatti così.

Una volta gli Abruzzesi erano conosciuti per il loro carattere “forte e gentile” e per la loro specchiata onestà. Erano connotazioni che inorgoglivano i nostri antenati. Oggi, grazie alla licenziosità (che rimanda a vicende boccaccesche) di certi politici e a un titolo in prima pagina di uno dei maggiori quotidiani degli Stati Uniti, siamo diventati i “mandrilli” d’Italia, ovvero uomini dall’attività sessuale particolarmente intensa. Qualcuno sostiene che trattasi di una promozione. Può essere, è questione di punti di vista. Del resto, i costumi mutano. E anche la morale. Tu vai alle urne e scegli delle persone. Le mandi a governare la tua regione sperando che riescano a dare, per quanto possibile, benessere e serenità ai suoi abitanti. E queste che fanno? Ammainano la bandiera dell’onestà, calpestano la nostra dignità e ci fanno diventare i “mandrilli” d’Italia.

Non vogliamo mettere lo sguardo sotto le lenzuola dei politici. Ma è intollerabile e scandaloso che certe loro performance a “luci rosse” vengano pagate con soldi prelevati dalle nostre tasche. Gianni Chiodi, presidente della giunta regionale, oltre che ai PM, dovrebbe chiarire e chiedere scusa agli Abruzzesi. Ai quali non ha certamente dato un buon esempio. Anzi, li ha spinti a credere come veritiero quanto diceva uno scrittore del calibro di Corrado Alvaro: “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”.

Gianni Chiodi si dimetta. A volerlo sono in tanti. Tra questi il 75% dei nostri lettori.

 

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