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Rapina al portavalori di Vigilanza Aquila: il processo è da rifare

Tutto da rifare. Colpo di scena nella vicenda giudiziaria sulla rapina al furgone portavalori della società Aquila sulla A14. Ieri sera la Corte di Cassazione ha annullato le precedenti sentenze a carico di tre componenti il commando armato e due basisti : Leonardo Caputo, Vincenzo Sciusco, Antonio Patruno, Simone Di Gregorio e Cono Surace.

La rapina avvenne nel dicembre 2012. In primo grado Vincenzo Sciusco era stato condannato a 14 anni di reclusione e Leonardo Caputo a 12 anni. i cinque saranno giudicati in un nuovo processo che si terrà davanti alla Corte d’appello di Perugia. La decisione della Cassazione sarebbe scaturita da irregolarità nei referti delle tracce ematiche.

Grande la soddisfazione dei legali: l’avvocato Antonello Cerella per Surace, , il collega Antonio Valentini per Di Gregorio e l’avvocato Rosario Marino per Patruno.

Enorme il clamore per una sentenza che coglie tutti di sorpresa e arriva dopo 6 anni dalla rapina. Caputo e Sciusco furono arrestati nel giugno 2014 a Cerignola, grazie alle tracce di Dna trovate sui passamontagna utilizzati ( e su queste tracce pare ci siano errori tecnici ma è ancora tutto da chiarire) e abbandonati in un’auto usata per la rapina. Il processo era stato celebrato a porte chiuse con rito abbreviato, come richiesto dai difensori degli imputati. I due avevano beneficiato della riduzione di un terzo della pena. Patruno , giudicato con rito ordinario aveva una condanna di 18 anni. Per i due basisti di San Salvo nel dicembre 2016 in appello le pene erano state ridotte rispettivamente da 14 a 12 e 10 anni di carcere.

La rapina avvenne nel dicembre 2012. Una parte del gruppo armato, a bordo di tre auto, esplose decine di colpi di kalashnikov contro il blindato, costringendo i tre vigilantes a fermare il mezzo e a sdraiarsi per terra. Altri complici bloccarono un’auto in transito facendosi consegnare le chiavi dal conducente. Due componenti il commando salirono sul tettuccio del furgone e con un paio di cesoie da carrozziere praticarono un foro per entrare nel caveau e prelevare le sacche con 600 mila euro. Dopo il colpo abbandonarono e incendiarono le auto, cospargendo la sede stradale di chiodi e fuggirono a piedi fino alla strada provinciale 181. Qui fermarono due automobilisti e li derubarono dei loro mezzi abbandonandoli poi San Salvo. In via San Giuseppe a San Salvo, furono lasciati in un garage 50mila euro. Secondo la Procura fu la ricompensa per chi fornì loro il punto d’appoggio, e la fuga su un furgone fino a Montefalcone del Sannio (Campobasso), dove una volta intercettati abbandonarono parte del bottino, due fucili a pompa, un kalashnikov e diversi passamontagna.

Paola Calvano (Il Centro)

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