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Erosione a Vignola, interviene il Comitato litorale vivo

“Il progetto, così concepito, parrebbe gravato da tutti gli effetti negativi dovuti alle barriere frangiflutti che sono ampiamente documentati dalle direttive nazionali, che ne sconsigliano senza mezzi termini l’installazione”. Il Comitato litorale vivo torna alla carica sull’erosione a Vignola, località della costa dove il Comune ha programmato una serie di opere per la mitigazione del fenomeno erosivo,  per la cui realizzazione sono stati stanziati 3,5 milioni di euro dal servizio opere marittime della Regione Abruzzo. Mentre il progetto redatto dall’ingegner Alessandro Mancinelli, ordinario di ingegneria idraulica del Politecnico di Ancona, viene ritenuto “innovativo” e “rispettoso dell’ambiente” dalla giunta, il Comitato ritiene, al contrario, che sia fortemente impattante.

“Il progetto non sembra rispettare, con ogni evidenza, le ultime direttive nazionali (2016/2018) in materia di erosione costiera”, rimarca Antonio Mercorio, presidente del sodalizio, “secondo le linee guida per la difesa della costa dai fenomeni di erosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici,  si evidenziano molteplici e sostanziali criticità legate alle barriere frangiflutti emerse e soffolte che non possono essere ignorate. Sono molti gli effetti indesiderati. Nonostante venga previsto a margine l’utilizzo di dispositivi recenti, le cosìddette Reef ball, il cuore dell’opera si basa su classiche barriere soffolte, peraltro di grandi dimensioni ed estese a tutto il litorale interessato”.

Secondo Mercorio “i tempi e le tecnologie sono maturi per abbandonare un simile modello impattante, orientandosi verso soluzioni virtuose che risolvano il problema senza ledere il paesaggio, l’ambiente e i legittimi interessi della comunità tutta. Altro aspetto da tenere in considerazione nelle valutazioni e scelte progettuali, è che per l’effetto di contenimento delle onde di ritorno, quando vengono tracimate durante le mareggiate, in corrispondenza di queste opere si viene a determinare un sovralzo del livello marino e quindi una maggiore capacità di penetrazione delle onde sui litorali. La diffusione che oggi si registra di queste tipologie di difesa non è quindi giustificabile con l’efficacia delle stesse, ma piuttosto con la mancanza in passato di studi, monitoraggi e analisi sufficienti a svelarne tutti gli aspetti, anche negativi”.       

Anna Bontempo

 

 

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