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Tokyo 2020: perché bisogna ricordare gli ultimi Giochi Olimpici?

 

La XXXII edizione dei Giochi Olimpici moderni si è appena conclusa. Tanti sono stati i vincitori e i grandi momenti agonistici. Per l’Italia questa Olimpiade è stata davvero “proficua”, visto che gli atleti azzurri hanno riportato a “casa” il maggior numero di medaglie mai vinte in una singola edizione. Ma l’eredità più importante dei Giochi di Tokyo non sono di certo gli ori, gli argenti e i bronzi, né tanto meno i vari record olimpici e mondiali. Ciò per cui bisogna ricordare per sempre questa Olimpiade è la straordinaria ventata di speranza, tolleranza e concordia, che l’ha caratterizzata fin dall’inizio e che si spera possa presto diffondersi in tutto il mondo, trascendendo lo sport. Sotto la luce della Sacra Fiamma di Zeus, infatti, sono accaduti grandissimi episodi di umanità e sportività, che dovrebbero per sempre rimanere impressi nella memoria di ogni uomo. Qui di seguito verranno elencati cinque dei numerosi motivi per cui Tokyo 2020 non dovrebbe mai essere dimenticata.

1)L’Oro condiviso. Il 1° agosto 2021 alle 19:40 circa nipponiche (12:40 ore italiane), l’italiano Gianmarco “Gimbo” Tamberi ed il qatariota Mutaz Essa Barshim hanno pareggiato nella finale di salto in alto maschile. Entrambi infatti, dopo essere stati gli unici ad aver saltato i 2.37 m, non sono riusciti ad aver la meglio sull’avversario. A quel punto, secondo il regolamento olimpico, gli atleti si sarebbero dovuti sfidare all’ultimo salto, abbassando di volta in volta l’asticella finché uno dei due non avesse commesso un errore. Ma c’era un’alternativa. Barshim ha chiesto al giudice di gara: “È possibile avere due ori?” Davanti all’assenso dell’arbitro i due sono impazziti di gioia, scegliendo così di dividersi il primo posto sul podio. Tamberi e Barshim hanno così motivato questa scelta: “ Non volevamo negare all’altro la gioia dell’oro!” Gimbo, poi, ha aggiunto: “Se proprio dovevo dividere l’oro con qualcuno, sono felice di averlo fatto con lui!” Infatti i due sono legati da una grande amicizia e accomunati da un passato agonistico molto complicato. Insomma anziché “battersi all’ultimo sangue” per stabilire chi dovesse essere primo, i giovani altisti hanno deciso di “sacrificare” un po’ di gloria personale, in nome della loro amicizia e della stima reciproca. Molti hanno criticato questa condivisione dell’oro, dicendo che essa va contro lo spirito agonistico delle Olimpiadi. A difendere la scelta dei due giovani atleti, però, è nientepopodimeno che la leggenda del salto in alto, lo statunitense Richard “Dick” Fosbury. Fosbury difatti, replicando alle varie critiche, ha affermato: “Non mi hanno affatto infastidito. È stata una competizione perfetta e senza errori fino all’eliminazione. Sono due grandi campioni!”

2)L’abbraccio fra Tamberi e Mamona.  Dopo la vittoria, Tamberi ha iniziato a correre come un matto per tutto lo stadio, totalmente pervaso dalla gioia. A frenare la sua “folle” corsa è solamente l’atleta portoghese, appena reduce dall’argento nel salto in triplo femminile, Patricia  Mamona. La triplista lusitana, infatti, è andata incontro a Gimbo e l’ha calorosamente abbracciato. I due, avvolti dalle bandiere dei loro rispettivi paesi, hanno gioito assieme per i loro traguardi olimpici. Un abbraccio sicuramente destinato a diventare il simbolo della sportività e dell’amicizia, che riescono ad infrangere i confini nazionali.

3)L’Arcobaleno olimpico. Questa edizione dei Giochi Olimpici è stata definita come quella “più arcobaleno” di sempre, dato l’alto numero, 161, di partecipanti rappresentanti la comunità LGBTQ+. È un numero davvero considerevole, quasi il triplo di quello “registrato” a Rio nel 2016 ed addirittura otto volte superiore a quello presente a Londra nel 2012. Appartengono a questo folto gruppo grandissimi sportivi come la calciatrice statunitense Megan Rapinoe, il tuffatore britannico Tom Daley e l’italiana Paola Egonu, star della nazionale di pallavolo. Inoltre alcuni atleti hanno approfittato proprio del “palcoscenico” olimpico per poter fare coming out. Fra questi ultimi vi è anche l’arciera azzurra Lucilla Boari, che, dopo aver conquistato il bronzo nel tiro a segno individuale, ha dedicato il successo alla sua ragazza e “collega”, l’olandese Sanne de Laat. Che ciò sia il segno di un crescente clima di tolleranza e comprensione? Solo il tempo potrà dirlo.

4)La nascita dell’Italia multietnica. Com’è noto la maggior parte delle “grandi potenze” olimpiche, come USA, Australia e Regno Unito, da sempre “sfoggia” molti atleti di diversa origine etnica. Questo sicuramente ha contribuito agli innumerevoli trionfi agonistici dei suddetti paesi. Per la prima volta anche il Belpaese si è presentato alle Olimpiadi con un gran numero di atleti appartenenti a diverse etnie. Naturalmente anche in passato ci sono stati sportivi azzurri originari di altri paesi, fra tutti si ricorda la lunghista, britannica di nascita, Fiona May. Ma a questa edizione hanno partecipato ragazzi che sono nati e/o cresciuti in Italia. Lamont Marcell Jacobs, l’ “Uomo più veloce del mondo”, Eseosa Fostine Desalu, uno dei vincitori della staffetta 4×100 m, e la velocista Gloria Hooper, sono tutti e tre esempi di giovani che, pur avendo origini “straniere”, sono e si sentono cittadini ed atleti italiani, tanto da indossare con orgoglio la casacca azzurra ai Giochi Olimpici.

5)Omnia vincit Amor. Questa frase di Virgilio è perfetta per descrivere l’ultima edizione delle Olimpiadi. Nel corso di Tokyo 2020 l’Amore ha avuto la meglio su vetusti confini nazionali e su discriminanti pregiudizi. La capitale nipponica, difatti, è stata testimone del trionfo di Cupido. L’azzurro Gigi Samele, argento nel fioretto individuale, ha festeggiato la medaglia, abbracciandosi teneramente con la compagna e “collega” ucraina Ol’ha Charlan. Il nuotatore francese Florent Manaudou, argento nei 50 m stile libero, ha dato un bacio appassionato alla sua compagna la “Sirenetta di Copenaghen”, Pernille Blume, oro a Rio e bronzo a Tokyo sempre nei 50 stile libero. La velocista bahamense Shaune Miller-Uibo, dopo aver vinto l’oro nei 400 m piani, ha celebrato il successo, abbracciata stretta al marito, il multiplista estone Maicel Uibo, e salutando via skype, insieme a lui, i loro famigliari sia caraibici che baltici. Infine bisogna raccontare la vicenda dell’italiano Massimo Stano, campione olimpico della marcia 20 km. Infatti egli, in barba a tutti i pregiudizi e agli stereotipi, è sposato dal 2016 con la marcista marocchina di fede musulmana, Fatima Lofti,  da cui ha avuto la piccola Sophie. Questa storia d’amore potrebbe avere anche una colonna sonora, che sembra esser stata scritta proprio per i suoi protagonisti: “L’Amore non ha religione”, composta dal celeberrimo corregionale di Massimo, Checco Zalone.

In conclusione, la XXXII Olimpiade dell’era moderna è stata caratterizzata da tantissimi momenti che resteranno per sempre iconici. I Giochi di Tokyo, come detto, potrebbero essere portatori, per tutto il mondo, di grandi valori sociali e culturali, anche al di fuori dello sport. Ma tutto dipende dagli esseri umani, che devono accogliere, preservare e tramandare il ricordo dell’enorme lascito delle Olimpiadi nipponiche. Dōmo arigatō Tōkyō!

Cesare Vicoli

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