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Vasto, il Comune chiede 1,5 milioni a Rospo mare

Un milione e mezzo di euro. A tanto ammonta la somma che il Comune prevede di incassare per la piattaforma  “Rospo mare B” , il campo petrolifero presente nell’offshore Adriatico, di fronte alla costa abruzzese, a circa 20 chilometri a est della città di Vasto.  L’importo, inserito nel bilancio, riguarda le annualità d’imposta per Imu e Tasi relativi agli anni 2012, 2013, 2014 e 2015 e sono il frutto dei controlli messi in atto nell’ambito  della lotta all’evasione svolta dal servizio tributi dell’ente.

Un’azione di recupero la cui finalità è quella di incamerare somme importanti dai giganti del petrolio che cercano in tutti i modi di sottrarsi al pagamento delle imposte comunali, muovendosi su più fronti e con diverse argomentazioni, anche se  l’ormai consolidato orientamento giurisprudenziale ha stabilito l’assoggettabilità all’Ici e di conseguenza anche ad Imu e Tasi delle piattaforme petrolifere.

Vanno in questa direzione alcune sentenze della Commissione Tributaria di Chieti che, nel rigettare i ricorsi presentati dalla Edison spa avverso gli avvisi di accertamento del Comune di Vasto, ha sancito la legittimità delle richieste dell’ente.

Finora i contenziosi definiti hanno fruttato alle casse municipali 2.470.723 euro. A tanto ammonta la somma degli accertamenti a carico della Edison per “Rospo mare C”, a cui si aggiungono ora gli ulteriori importi dovuti  per la piattaforma “Rospo mare B”.

Insomma, la lotta all’evasione arriva anche in alto mare e il Comune, forte di un consolidato orientamento giurisprudenziale, batte cassa alle compagnie petrolifere, tenute, stando ad una sentenza della Suprema Corte di Cassazione,  che ha risolto l’annosa e complessa diatriba, a pagare i tributi locali (Ici, Imu e Tasi), agli enti nelle cui acque territorialmente competenti sono ubicate le piattaforme petrolifere considerate beni immobili, visto che il fondo marino appartiene al demanio dello Stato ed il diritto al suo sfruttamento minerario è soggetto a concessione.

I soldi incamerati potranno essere utilizzati per garantire i servizi alla cittadinanza, in tempi in cui le risorse finanziarie scarseggiano.

Ma la lotta all’evasione fiscale prosegue anche sulla terra ferma. I controlli effettuati nei mesi scorsi, prima dell’epidemia da Covid 19, dal servizio Tributi,  diretto da Maurizio Franceschini, hanno  accertato altre entrate, pari a 500mila euro,  con conseguente emissione di avvisi di accertamento Tasi per le annualità 2014 e 2015 per omessi, parziali o ritardati versamenti da parte dei contribuenti. Ovviamente in questo periodo, con l’emergenza sanitaria legata alla pandemia da coronavirus, è tutto sospeso. Ed è giusto che sia così, visto che con la crisi economica in atto, sono migliaia le famiglie, i professionisti e gli imprenditori in serie difficoltà.

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

 

 

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