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L’umiltà di  Evaristo Sparvieri, salvanese, poeta e compositore  “Alla mia morte, bruciate tutte le mie carte”

 

Fernando Sparvieri  ha dedicato il  suo sito web “SansalvoAntica” a suo padre, Evaristo, “maestro con i baffi”, che  non fu soltanto un  ottimo insegnante, ma una persona  di grande cultura e di grande senso civico. Evaristo Sparvieri  nacque  a San Salvo  nel 1921. “Da giovane fu un vero autodidatta, in tutti i campi. Studiò da solo divorando libri di grammatica, di matematica, di filosofia, di pedagogia e qualsiasi altro testo o lettura gli capitassero a tiro. Imparò persino la musica diventando un ottimo mandolinista oltre che discreto suonatore di chitarra e di strumenti a tastiera”. Dopo  aver ottenuto la licenza elementare, decise di  frequentare l’Istituto Nautico a Vasto. Il collegamento in autobus da San Salvo era inesistente. Per raggiungere la scuola doveva  pedalare per sei, sette chilometri lungo una mulattiera invasa da cespugli spinosi.

Gli capitò molte volte di scendere dalla bicicletta e di riparare i buchi delle gomme forate. Se la fame gli arrivava all’improvviso, si fermava sotto un pero selvatico”piràzze cirve, che faciàvene arruvuè la hanche arrete a la cuduàlle” (i frutti erano talmente acerbi che la guancia gli arrivava sin dietro la nuca). Il conseguimento del diploma del Nautico, non lo considerò un punto di arrivo. Si mise, infatti,  a studiare come un forsennato, per conseguire il diploma  che rilasciava l’Istituto Magistrale. Superò il concorso per l’immissione in ruolo di maestro elementare con il massimo dei punti. Fu un insegnante  esemplare.

Negli anni ’60 entrò nel palazzo municipale ed assunse per la prima volta  la carica di assessore all’urbanistica e qualche anno dopo il ruolo di sindaco. Si dimise a causa di  alcune incomprensioni con i colleghi del suo stesso schieramento di appartenenza. Il suo maggiore interesse fu  la scuola. Nell’arco della sua vita compose un centinaio di  poesie e canti in dialetto.  Ebbe  sempre un po’ di reticenza a mostrare ad altri i suoi capolavori. L’amore viscerale per la sua città  lo portò a scrivere dei versi meravigliosi:“Sopr’a  ‘na culline tra li fiure, si trove  stu paese ‘ncantate, scibbindette chi ci l’ha piantate, loche chiù belle ‘nputè truvà”; l’accompagnamento malinconico, dolce,  tocca le corde più profonde e nascoste del cuore  di chi l’ascolta. Collaborò, negli ultimi anni della sua vita, con il periodico “La Voce di San Salvo”.

La sua umiltà superò ogni limite; si schermiva quando qualcuno lo elogiava. Prima che si ammalasse,  chiamò il figlio e gli  disse :” Fernà, canda me more, peije ssi carte e ìttile a lu foche” (Fernando, quando morirò, prendi tutte le mie carte e buttale nel fuoco). Non fu accontentato. Per fortuna! Le opere manoscritte sono  ora al sicuro in un cassetto. Da Salvanesi,  avere avuto come concittadino Evaristo Sparvieri,  poeta e compositore di grande spessore umano, culturale e intellettivo,  non può che inorgoglirci e renderci fieri.

Michele Molino

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