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Bruciato un furgone ad un commerciante di Vasto

Ancora fuoco nella notte in città. Questa volta le fiamme hanno danneggiato un furgone parcheggiato in via Cardone, nel quartiere Sant’Antonio Abate. L’intervento dei vigili del fuoco ha in qualche modo limitato i danni. L’incendio ha annerito solo la parte anteriore del mezzo. Il furgone , un modello Ducato, era stato lasciato da un commerciante di ferramenta nel cortile dell’abitazione.
L’allarme è scattato poco prima delle 24.. I residenti sono stati svegliati dal rumore provocato dall’esplosione dei vetri. Subito dopo la fiammata. La polizia non sembra avre dubbi sulle origini dolose dell’incendio. Qualcuno avrebbe cosparso il furgone di liquido infiammabile, lanciando quindi la miccia sul cofano. Non è esclusa nessuna ipotesi. Sono in corso accertamenti e perizie per cercare indizi e tracce. Non ci sono purtroppo testimoni che possono aiutare gli investigatori. Neppure la vittima è stata d’aiuto agli agenti. Il commerciante non immagina neppure chi possa essere l’autore e soprattutto i motivi del gesto.
Quello di ieri è il quarto incendio doloso di auto in un mese fra Vasto e San Salvo . Il fuoco è diventato lo strumento più diffuso per vendicarsi, punire, mandare messaggi. Da inizio anno i roghi sono già una decina. In tredici anni gli incendi sono stati ben 170 .
I raid non hanno risparmiato nessuno. Tanti i filoni. Molti i casi risolti , ma tanti anche i misteri.
Il motivo scatenante è ogni volta diverso. L’esecutore spesso agisce per futili motivi o per infliggere una punizione.
“Il fuoco viene scelto perché distrugge e cancella ogni traccia degli esecutori”, spiegano le forze dell’ordine. Su quanto accaduto in via Cardone gli investigatori hanno sollevato un muro di riserbo. Nessuno ha visto un attentatore all’opera. Le auto incenerite nell’ultimo mese, hanno risvegliato angosce mai guarite e riportano alla memoria la lunga scia di attentati subiti dal territorio e sfociati in maxi operazioni e retate.
La maxi operazione Tramonto che portò in carcere 43 persone è solo la retata più recente partita da una serie di roghi dolosi. L’operazione prese le mosse dagli attentati incendiari che a gennaio 2011 hanno visto finire nel mirino dei piromani esponenti politici e forze dell’ordine. Un anno prima la scia di fuoco portò gli investigatori a scoprire in città un racket delle estorsioni. L’operazione Crash sgominò una banda che per mesi aveva seminato terrore. E sempre gli incendi dolosi sono stati la miccia che ha prodotto le due operazioni Histonium 1 e Histonium2. Poi è arrivata l’operazione Adriatico e le inquietanti rivelazioni del collaboratore di giustizia Lorenzo Cozzolino.
Paola Calvano (il centro)
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