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Ritorna come un fiume carsico lo spettro delle frane a Vasto

Esiste qualcuno in questo sfortunato paese che pensa e ricorda che il territorio è un sistema in cui le componenti fondamentali: (acqua, suolo, alberi, case, ferrovie, scuole, ospedale, strade e tutto l’edificato) interagiscono tra di loro e che solo la pianificazione, la prevenzione, la messa in sicurezza, sono il sistema per governarlo?

Temiamo di No!!!! Esiste qualcuno in questo sfortunato paese di Vasto che ricorda la devastante frana del 1956 e le distruzioni provocate? Esiste qualcuno in questo nostro sfortunato paese che ricorda quel novembre 2013, in Via adriatica, di fronte alla chiesa di Sant’Antonio, al di sotto dell’area archeologica di Via Adriatica che un evento  franoso aveva colpito nuovamente la città, quando numerosi pali di sostegno della passeggiata archeologica si sono scatenati investendo la scalinata che porta ai campi da tennis ed attualmente chiusa al passaggio pedonale? Un avvertimento, questo, che la natura ci ha segnalato e che anche ultimamente ha visto un fenomeno di dissesto grave di una scarpata, che ha interessato una parte della via Adriatica di fronte ai resti di Chiesa di San Pietro e al di sotto della passeggiata archeologica.

Esiste qualcuno che in questo sfortunato paese ricorda l’episodio ultimo del crollo o scivolamento di una parte del giardino di Palazzo d’Avalos, inzuppato di acqua e ricostruito qualche anno dopo con i soldi della Regione? Questo episodio ci conferma che la situazione è grave e del forte rischio per il futuro, anche di questo storico Palazzo a rischio evacuazione se non si interviene immediatamente, e che riguarda tutto il costone orientale che si prolunga fino a San Michele.

Esiste qualcuno in questo sfortunato paese che si ricorda che le zone cittadine a fortissimo rischio dissesto sono: Via Santa Lucia con le forti sconnessioni, fatte di microfrane, con dissesti dei marciapiedi, di scivolamenti di terreni.? Esiste qualcuno che ricorda che Loggia Ambling continua a essere interessata da sconnessione del piano stradale, con fenditure evidentissime e ultimamente visitata dal capo della Protezione Civile, Gabrielli, che a fronte del pericolo avrebbe dovuto interessare gli organi statali affinchè si ponesse mano a interventi di tutela anche e soprattutto dell’abitato posto alle spalle della loggia.?

Esiste qualcuno in questo sfortunato paese che ha denunciato e impedito la cementificazione della collina di Montevecchio con opere edilizie di apparente industria turistica, dove una nuova borghesia ha costruito e realizzato appartamenti destinati nel tempo a scivolare lentamente a valle, su di una collina che vive sull’argilla e che sembra volere scendere continuamente?. Il caso in questi giorni di un evento franoso che ostruisce prepotentemente Via Vilignina due di Montevecchio ci conferma quello che da venti anni denunciamo su quella zona, dove la agricoltura scompare, la mano dell’uomo non cura più il territorio; dove la speculazione urbanizza una collina fragile e argillosa con sbancamenti e costruzioni di edifici, ponti, strade, senza la minima attenzione al movimento delle acque; dissennata distruzione di alberi e vegetazione centenaria.

Esiste qualcuno in questo sfortunato paese che si ricordi di Punta Penna dove alcune case popolari sono state costruite su una area a forte rischio dissesto?. E l’elenco si allunga quando ci vengono in mente e percorriamo alcune zone, dove forti sono i rischi di frane e cedimenti come Contrada Lota, come la collina speculata e urbanizzata di Sant’Antonio Abate, come tutta Via Magnacervo dove continuano indisturbati i transiti di enormi autobus che provocano lesioni alle case circostanti, nel silenzio di amministratori e rassegnati residenti. Da anni assistiamo a vistosi cedimenti dei cordoli su Via Adriatica, e non ci stancheremo nel suggerire alla amministrazione che la opportuna chiusura da ormai 7 anni della scalinata che porta ai campi può essere ripristinata alleggerendo quel percorso, smantellando la massicciata di scale di marmo sostituendolo con terra battuta e scalette di legno; a seguire, smantellare le tribune di cemento che paiono inutilizzate sostituendolo con piantumazioni adeguate.

Rimboschire e potenziare con il verde. Non una rivoluzione giovanile! ma una rivoluzione verde e ambientalista! Abbiamo da anni scritto e suggerito senza essere ascoltati che la amministrazione dovrebbe assumere laureati in agraria e botanica e un geologo per la conoscenza del territorio più a rischio, per interventi mirati alla prevenzione e alla tutela del territorio vastese, considerando che Vasto si estende per oltre 72 kilometriquadrati. Comprendere che una opera inutile e pericolosa come la Arena delle Grazie debba essere smantellata ci sembra cosa buona per tutti ricreando spazi verdi e di rimboschimento, nella ottica sempre di limitare l’uso delle auto, principale causa di malattie da smog di polveri sottili e di inquinamento.

L’amministrazione e il neo assessore ai lavori pubblici e urbanistica Forte faccia uno sforzo serio e chieda al Senatore Castaldi e alla neo eletta del M5S signora Grippa un serio intervento per aiutare la loro città che li ha votati in maggioranza affinchè il loro gruppo parlamentare si occupi in Parlamento del caso Vasto investendo : Protezione civile, Governo nazionale, Regione Abruzzo, (rappresentante M5S Smargiassi e Olivieri) affinchè si riconosca che questa nostra città ha una fragilità idrogeologica e di grave dissesto come circa 80 per cento dei comuni italiani, programmando investimenti di risorse per il risanamento.

Ivo Menna ambientalista storico e Coordinatore Regionale O.N.A. (osservatorio nazionale amianto)

ivo menna

 

 

 

 

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