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Campagna contro l’Aids, coinvolti 1200 studenti

Negli anni ’80 e ’90 era conosciuta come la “peste del 2000” e chi ne era affetto subiva pesanti discriminazioni a scuola e sul lavoro. Oggi dell’Aids  non si parla quasi più. Sembra che la malattia sia stata debellata, invece non è così. Lo sanno molto bene gli operatori del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale San Pio da Pietrelcina che dallo scorso mese di ottobre hanno promosso una campagna di sensibilizzazione negli Istituti superiori di Vasto, San Salvo, Scerni, Gissi e Casalbordino per informare gli studenti delle classi quarte e quinte sulle modalità di trasmissione del virus.

Nel corso degli incontri a scuola, oltre a proiettare delle diapositive,  i medici hanno somministrato ai 1.200 ragazzi coinvolti nel progetto di educazione sanitaria, un questionario per valutare la loro conoscenza in tema di Hiv e di altre malattie sessualmente trasmissibili, alcune delle quali registrano una recrudescenza, come la sifilide.

“E’ stata una bellissima esperienza”, spiega la dottoressa Maria Pina Sciotti, direttore del reparto di Malattie Infettive, “gli studenti hanno fatto molte domande,  si sono mostrati molto interessati, così pure i docenti e i dirigenti scolastici. E’ mia intenzione riproporre questo progetto anche in futuro, tenendo conto di quanto verrà fuori in seguito alla elaborazione dei questionari. L’Aids è una malattia di cui non si parla quasi più, si è abbassata la guardia”, prosegue l’infettivologa, “sembra che non esista, invece ha solo cambiato modalità di trasmissione. Prima era più frequente tra i tossicodipendenti con la modalità dello scambio delle siringhe, oggi la trasmissione è sessuale nell’80% dei casi. Nei paesi industrializzati l’Aids è una malattia a esclusiva trasmissione sessuale. Questa campagna di educazione sanitaria è importante per far conoscere il problema”, insiste la dottoressa Sciotti, “la prima arma è l’informazione”.

A preoccupare è anche il fenomeno emergente del ritardo diagnostico.

“Tante persone con comportamenti a rischio non sanno di essere sieropositive e arrivano da noi quando hanno già una diagnosi di Aids, il loro sistema immunitario è già molto compromesso e hanno tumori e infezioni opportunistiche”, evidenzia il primario, “in questo modo aumentano la mortalità e i costi sanitari e sociali. Noi incentiviamo il test che è anonimo e gratuito e che  si fa in tutti i Centri che sono stati identificati dall’Istituto Superiore di Sanità. Venite nel nostro reparto, cercheremo di fugare i dubbi e di spiegare cosa fare per prevenire l’infezione”.

Anna Bontempo (Il Centro)

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