Banner Top
Banner Top

Ricordo di un amico

Mi voleva salutare, e non l’ho capito! Il senso di quell’inattesa telefonata ricevuta dopo i lunghissimi anni del suo autoisolamento era racchiuso in una sola parola: «ritroviamoci». Dissimulata in una notoletta di nostra storia, voleva solo dire: «non ci saranno più altre occasioni». E così è stato. Non ci saranno più occasioni, né tempi migliori. Madame la Mort ha oggi deciso di recidere per sempre lo stame della tua vita.
Molti di quei «sentieri interrotti» della conoscenza erano iniziati «or è molt’anni» in quel di Porta Nuova dove ragazzotti imberbi si cimentavano in prove di forza e abilità alla ricerca di una propria individualità nei gruppi cui si era deciso di appartenere. E lì, in quel mondo di vigoria fisica, qualcuno aveva deciso di percorrere altre strade. Strade che iniziavano a interrogare la natura dei luoghi, il significato delle pietre di cui erano costituiti, degli strani segni nascosti nei paramenti murari. Insomma tutti quegli aspetti che in anni più maturi alcuni di noi avrebbero chiamato «genius loci».
L’università, e le discussioni che ne seguivano, avevano per sempre modificato il nostro modo di misurarci con le «cose». Una «ricerca» radicalmente diversa da quella della fanciullezza. La stessa che interrogava l’essere della cosa nel segno della sua temporalità. Con Lino Dell’Olio le discussioni sull’architettura non si limitavano alle sole considerazioni visuali: ne richiedevano la storicità. E la storicità esigeva la stessa interrogazione sul senso delle parole. Ed è proprio qui, nell’ermeneutica della parola «feudo» – o, ancor meglio, «feudo normanno» -, che Lino aveva individuato la chiave interpretativa della costruzione degli insediamenti umani nell’Italia meridionale.
Non so se aveva prodotto scritti in questa direzione. La profonda depressione che lo aveva colpito aveva interrotto il nostro dialogo. La sua indagine sull’architettura si era trasformata in indagine sui dominii che avevano modellato la figura dei luoghi. E nel momento in cui i risultati avevano cominciato a prendere forma, il male oscuro si era impossessato della sua persona.
Nel momento in cui i nostri incontri avevano subito l’interruzione, Lino aveva raccolto un numero imprecisato (o, meglio, che non ricordo) di tomi sulle «Leges» e sugli «Scriptores» dei «Monumenta Germaniae historica» (MGH) di cui dispongono solo le grandi istituzioni bibliotecarie del mondo. E il fatto che era stato in grado di scaricarle dal web con una ricerca certosina, lo avevano aperto alla «connaissance» di fonti documentarie inesplorate per l’Abruzzo dal V secolo fino all’età Federico II. Indiscusse, dunque, le qualità del ricercatore, Ma anche quelle di organizzatore culturale. Le mostre sulla città prodotte da un gruppo di amici – soprattutto quella nella sconsacrata cappella di S. Gaetanello (1994) – avevano espresso l’imprinting dell’«homo civicus» nella documentazione storico-urbanistica della sua comunità.
Mi sento solo di poter dire che la depressione ti ha rapito allo studio della città e alla possibilità di documentarne gli esiti. Mi auguro solo che si riesca a trovare qualche tuo inedito da poter dare alle stampe. Di questo mio magnifico amico potrei dire tante altre cose. Ma non alcun senso in una cerimonia di commiato. Il mio povero pensiero torna sempre al felice mondo della nostra infanzia dorata. In quel luogo dove le cosiddette battaglie di quartiere, la bariola, la ionda cavallo, uno monta l’uno costituivano i giochi che rafforzavano lo spirito di amicizia e di comunità. Quello stesso spirito che ci avrebbe accompagnato nella vita. Ed è per questo che la memoria torna sempre a Porta Nuova. Lì dove Lino, Franco. io e tanti altri amici abbiamo costruito quella nostra magica educazione sentimentale che, anche nelle più remote lontananze, ci ha sempre tenuti saldamente uniti pur nelle nostre radicali diversità.
Ora posso darti solo la Buona Notte, amico mio. Perché come diceva il logos di Eraclito l’oscuro: «Gli uomini in stato di veglia hanno un solo mondo che è loro comune. Nel sonno ognuno ritorna a un suo proprio mondo particolare». Parlo del tuo mondo, carissimo Lino: unico, irripetibile. E tutto questo, per l’eternità.
MICHELE DELL’OLIO
(Vasto, 15 novembre 1952-30 aprile 2024)
Luigi Murolo
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli
Griglia in fondo agli articoli

Related posts

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.