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“Punta Penna, una moratoria per il cementificio”

“Le osservazioni da sole non sono sufficienti, sul cementificio si muova la politica”. Rilanciano l’annosa querelle sulla difficile convivenza tra la zona industriale di Punta Penna e la riserva naturale di Punta Aderci e invocano una “moratoria”.

Tornano alla carica le associazioni ambientaliste cittadine che, in vista della scadenza dei termini fissata al 13 novembre per l’invio delle osservazioni alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca),  chiedono un energico intervento dell’amministrazione comunale. Dopo alcuni mesi di silenzio è tornato sotto i riflettori il progetto della Escal che vuole produrre leganti idraulici (cemento) in uno stabilimento realizzato nella fascia di protezione esterna dell’area protetta e vicino un sito di importanza comunitaria (Sic). Ed è proprio questa difficile e forzata convivenza a non far dormire sonni tranquilli agli ambientalisti, preoccupati per le ripercussioni che la lavorazione delle materie prime (clinker, calcare e gesso di cava)  potranno avere sul territorio. Fonte di preoccupazione anche il traffico veicolare (50 camion al giorno) e l’immissione in atmosfera delle polveri sottili.

“Presenteremo le nostre osservazioni in maniera singola o associata”, annuncia il presidente dell’Arci, Lino Salvatorelli a nome dei sodalizi che partecipano al tavolo per la tutela dell’ambiente, “ma siamo consapevoli che bisogna mettere in campo altre azioni. Siamo nella riserva di Punta Aderci e in quella zona la Regione ha istituito un’area di mantenimento con l’obiettivo di non aumentare ulteriormente il carico delle emissioni in atmosfera, cosa che non accadrebbe con l’avvio della produzione di cemento. Ecco perché chiediamo al sindaco Francesco Menna una moratoria fino a quando non si saprà con certezza l’effettivo carico di inquinanti in quell’area, mai sottoposta ad un vero monitoraggio”.

Chiama in causa la politica anche Ivo Menna.

“Arriviamo a questa nuova situazione, drammatica dal punto di vista della salute e dell’ambiente, dopo che per 10 anni la politica non si è mossa nonostante i tanti proclami dell’ex sindaco Luciano Lapenna”, accusa il responsabile regionale Ona (Osservatorio nazionale amianto), “le mobilitazioni del passato recente hanno impedito che si realizzassero biomasse e altri insediamenti del genere: siamo in grado di  spingere la politica affinchè si modifichi il piano di assetto di quella area? O vogliamo ancora restare nel limbo dei compromessi come ci insegna la storia di quella area dalla doppia valenza industriale e ambientale? Ricordo che la scelta negli anni Sessanta di insediare industrie rivelatesi nel tempo altamente inquinanti hanno causato, come la vicenda Svoa insegna, decessi,  malattie e sofferenze alle famiglie”, conclude Menna  invitando il vice sindaco Paola Cianci “a dimostrare davvero di amare l’ambiente”.  

Anna Bontempo (Il Centro)

 

 

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