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Il NO dell’On. Mariotti al referendum sulla riforma costituzionale

Sul piano strettamente tecnico, la costituzione e la legge elettorale sono indipendenti; invece, perfino la Corte Costituzionale con il rinvio dell’esame di costituzionalità dell’italicum (decisione saggia ed opportuna) ha dimostrato che esiste una certa interdipendenza.

La forma di governo, l’indipendenza degli organi costituzionali di garanzia (Corte costituzionale e Presidenza della Repubblica), i poteri del Presidente del Consiglio dei Ministri dipendono non solo dalla Costituzione ma anche dalla legge elettorale.

Infatti, una legge elettorale ipermaggioritaria, che permette la nomina di circa la metà dei membri della Camera politica da parte dei segretari di partito, di fatto aumenta i poteri del Capo del Governo se esso coincide con il segretario del partito che vince le elezioni a prescindere dalla norma costituzionale.

Per questo il dibattito politico intreccia i due temi e non a caso la Camera dei Deputati, nella seduta del 21 settembre 2016 ha discusso di modifica della legge elettorale. Peccato che l’abbia fatto per finta o meglio per fare ammuina!
E’ singolare che:

  • “La Camera premesso che, l’11 luglio 2016 è entrata in vigore la legge 6 maggio 2015, n. 52, comunemente conosciuta come Italicum, in materia di elezione della Camera dei Deputati;
  • è attualmente in corso un ampio dibattito politico su possibili e articolate ipotesi di riforma della citata legge;
  • si impegna ad avviare, nelle sedi competenti, una discussione sulla legge 6 maggio 2015, n. 52, al fine di consentire ai diversi gruppi parlamentari di esplicitare le proprie eventuali proposte di modifica della legge elettorale attualmente vigente e valutare la possibile convergenza sulle suddette proposte”.

Insomma il Parlamento impegna se stesso a valutare se esistono convergenze sulla modifica della legge elettorale! Ma questo non è compito costituzionale del Parlamento?

Altra cosa sarebbe stata se la Camera avesse impegnato il Governo (che ha messo la fiducia sull’approvazione della legge elettorale) a promuovere e prendere iniziative volte a modificare la legge elettorale. Insomma si perde tempo!

A mio avviso il segretario del mio partito (il PD), più che cercare una sintesi unitaria sulle modifiche della legge elettorale e sul referendum costituzionale, continua a palleggiare, per cui, a questo punto, al referendum ognuno si esprimerà secondo scienza e coscienza.

Per quel che mi riguarda al referendum voterò NO per le motivazioni che illustrerò di seguito.

La riforma della Costituzione, approvata dal Parlamento e che sarà sottoposta a referendum confermativo, prevede delle cose assolutamente condivisibili:

  • Una sola camera politica che da la fiducia al Governo;
  • l’abolizione del CNEL;
  • la riduzione del numero di Senatori ma su questa Camera tornerò più nel dettaglio.

Non è prevista la riduzione del numero di Deputati che resteranno 630, troppi, per cui normalmente qualche centinaio di loro fanno le vacanze romane, perché le stesse strutture di Montecitorio non sono sufficienti nemmeno a contenerli tutti.

La legge di revisione della Costituzione è scritta male, è eccessivamente prolissa, confusa, a volte contraddittoria. Non affronta i nodi veri per modernizzare l’ordinamento statale, non riduce il numero delle Regioni, trasforma le stesse in grandi enti di amministrazione limitando la loro funzione legislativa a vantaggio dello stato centrale instaurando un nuovo centralismo.

Qualcuno potrebbe dire bene! Dopo la loro deludente dimostrazione come ente di legislazione, programmazione e controllo, è meglio ricentralizzare le decisioni! Ma se questo è, perché viene totalmente salvaguardato il potere e le prerogative delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome? Forse la Regione Sicilia ha dato prova di essere più efficiente, più efficace e più sobria delle altre Regioni? Perché in Abruzzo il Governo potrebbe, se passa la riforma costituzionale, autorizzare l’apertura di un pozzo per lo sfruttamento degli idrocarburi o decidere di traforare tutte le nostre montagne senza che i Comuni e la Regione possano mettere becco ed in Sicilia, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, no? Le province, eccetto quelle di Trento e Trieste, perdono il rango costituzionale, ma non è chiaro, ancora, chi dovrà gestire i servizi a livello sovracomunale.

Sia chiaro, è legittimo decidere di abbandonare l’idea federalista dello Stato per tornare al centralismo, ma questo deve valere per tutti. Non possiamo accettare che vi siano territori e cittadini di serie “ A “( le Regioni a Statuto Speciale e le Province Autonome) e quelli di serie “ B “!

VEDIAMO COSA SUCCEDERA’ SUL BICAMERALISMO PARITETICO.

L’articolo 70 dell’attuale Costituzione recita: “ La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere”.

Bicameralismo paritetico quindi ma molto chiaro.

Il nuovo articolo 70 della riforma che sarà sottoposto a referendum confermativo recita: “La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, e soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all’articolo 71, per le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione europea, per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di senatore di cui all’articolo 65, primo comma, e per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma. Le stesse leggi, ciascuna con oggetto proprio, possono essere abrogate, modificate o derogate solo in forma espressa e da leggi approvate a norma del presente comma. Le altre leggi sono approvate dalla Camera dei deputati. Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo. Nei trenta giorni successivi il Senato della Repubblica può deliberare proposte di modificazione del testo, sulle quali la Camera dei deputati si pronuncia in via definitiva. Qualora il Senato della Repubblica non disponga di procedere all’esame o sia inutilmente decorso il termine per deliberare, ovvero quando la Camera dei deputati si sia pronunciata in via definitiva, la legge può essere promulgata.
L’esame del Senato della Repubblica per le leggi che danno attuazione all’articolo 117, quarto comma, è disposto nel termine di dieci giorni dalla data di trasmissione. Per i medesimi disegni di legge, la Camera dei deputati può non conformarsi alle modificazioni proposte dal Senato della Repubblica a maggioranza assoluta dei suoi componenti, solo pronunciandosi nella votazione finale a maggioranza assoluta dei propri componenti.
I disegni di legge di cui all’articolo 81, quarto comma, approvati dalla Camera dei deputati, sono esaminati dal Senato della Repubblica, che può deliberare proposte di modificazione entro quindici giorni dalla data della trasmissione.
I Presidenti delle Camere decidono, d’intesa tra loro, le eventuali questioni di competenza, sollevate secondo le norme dei rispettivi regolamenti.
Il Senato della Repubblica può, secondo quanto previsto dal proprio regolamento, svolgere attività conoscitive, nonché formulare osservazioni su atti o documenti all’esame della Camera dei deputati”.

CREDO NESSUNO VORRA’ RITENERE CHIARO QUESTO ARTICOLO!

Senza infierire sulle carenze di forma e lingua italiana, faccio rimarcare che CONTINUERA’ AD ESISTERE IL BICAMERALISMO PARITETICO per l’approvazione delle leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali, per l’approvazione delle leggi elettorali, per la ratifica dei trattati internazionali, per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le leggi che determinano l’ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane e le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni.

Per il resto, come si evince dalla difficile lettura del nuovo articolo 70 della Costituzione, un tortuoso percorso pieno di incognite che farà rimpiangere la tanto vituperata navetta. Quindi il Senato continuerà ad esistere, ad avere grande potere legislativo, i suoi componenti non saranno più eletti dal popolo, ma in base all’articolo 68 avranno l’immunità parlamentare.

Il nuovo Senato non sarà la Camera delle autonomie, perché la ripartizione dei seggi tra le Regioni avverrà in proporzione alla popolazione, per cui le piccole Regioni saranno sempre in minoranza. Infatti, alla Regione Lombardia spetteranno 14 Senatori, all’Abruzzo 2, una donna e un uomo per l’equilibrio di genere, ma uno dei due deve essere scelto tra i Sindaci: quindi un consigliere regionale ed un sindaco, una donna ed un uomo! La durata del mandato dei senatori coincide con quella dell’organo dell’istituzione territoriale da cui sono stati eletti( il Consiglio Regionale), per cui il Senato diviene organo a rinnovo parziale, non sottoposto a scioglimento, inoltre i cinque membri nominati dal Presidente della Repubblica restano in carica sette anni. Per cui in Senato la maggioranza può variare ogni volta che cambia la maggioranza in una Regione per cui la stabilità sarà affidata alla ruota della fortuna. Si dirà, ma solo la Camera dei Deputati darà la fiducia al Governo e, questo è vero, ma la formazione legislativa( art. 70 ) avverrà sempre a maggioranza dei voti anche del Senato.

L’articolo 55 della Costituzione revisionata al comma 5 recita: “Il Senato della Repubblica rappresenta le istituzioni territoriali ed esercita funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica, concorre all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, nonché all’esercizio delle funzioni di raccordo tra lo Stato, gli altri enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Concorre ad esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”.

Oggi le funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri enti della Repubblica e la partecipazione ascendente alla legislazione della Unione Europea vengono svolte dalla Conferenza Stato-Regione e della Conferenza Unificata, che non sappiamo se verranno abolite, perché nel comma 5 dell’articolo 55 non si dice che: il raccordo tra lo Stato e gli altri organi della Repubblica avviene esclusivamente nel Senato della Repubblica!!!!!!

I sostenitori del SI al referendum, dicono: Non c’era in Parlamento la maggioranza per fare una riforma migliore, intanto si cambia, si fa un passo avanti, si fa quello che in trent’anni non si è riusciti a fare, ecc ecc.

Non condivido l’idea che cambiare, senza badare alla qualità del cambiamento sia un passo avanti, ma li voglio seguire nel loro ragionamento nella più ortodossa realpolik: siccome dicono, compresa la stessa Ministra Boschi, che nell’applicazione della riforma ci sarà necessariamente una fase di rodaggio e certamente sarà necessaria correggere e migliorare il testo. Se quanto affermano è vero, ed io voglio crederci, è chiaro che la prossima legislatura, 2018 – 2023, sarà quella, dell’applicazione della riforma, del rodaggio, dell’ approvazione dei nuovi regolamenti parlamentari e dei necessari aggiustamenti costituzionali che si rendessero necessari.

Ciò vuol dire che nella prossima legislatura, la qualità della rappresentanza istituzionale, il rapporto che esisterà tra sovranità popolare e rappresentanza parlamentare sarà ancora più importante. Per queste ragioni, le leggi elettorali per scegliere i Deputati ed i Senatori sono direttamente interconnesse alla riforma costituzionale ed al referendum confermativo. Ecco perché chi poteva e doveva cercare la sintesi ha perso ancora l’occasione.

Alla luce di quanto detto il mio NO al referendum sarà nel merito e per il bene della democrazia.

Arnaldo Mariotti

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