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Questione cinghiali: si accelera sul selecontrollo, ma l’ATC Vastese boicotta l’approvazione del Piano di Gestione

La questione dell’eccessiva proliferazione degli ungulati, in particolare dei cinghiali, è tornata di nuovo sotto i riflettori all’indomani dell’incontro tenuto in settimana a Pescara al quale hanno preso parte l’assessore regionale con delega alla Caccia, Dino Pepe, i rappresentanti delle quattro Province abruzzesi ed il Direttore del Dipartimento Regionale Sviluppo Economico e Politiche Agricole.

Un vertice che ha avuto come tema nodale una valutazione sulla prossima attivazione dei Piani di Gestione Quinquennali dei cinghiali che prevedono gli abbattimenti selettivi per il controllo e la riduzione numerica della specie nelle singole province, al fine di ridurne i danni provocati all’agricoltura, alla circolazione stradale, all’altra fauna selvatica ed al territorio.

Però, da esso è uscita fuori anche la volontà di contribuire a migliorare l’attuale regolamento, ma soprattutto, che contrariamente a quelle di Teramo e Pescara, la Provincia di Chieti presenta difficoltà di interlocuzione con l’ATC Vastese e non è riuscita ad approvare il Piano tant’è che la Regione Abruzzo intende esercitare il potere sostitutivo al fine di provvedere con celerità all’elaborazione del protocollo operativo. Quindi si opta pe runa decisa accelerazione verso il selecontrollo, per contrastare e ridurre i danni provocati dai cinghiali, si è convenuto di fissare una nuova riunione entro la prima decade di aprile.

Il comportamento dell’ATC del vastese ha fatto sobbalzare dalla sedia anche i responsabili della Copagri Abruzzo, tant’è che il vice presidente vicario, Camillo D’Amico ha scritto all’assessore Pepe, al consigliere provinciale delegato alla Caccia e Pesca, Antinoro Piscicelli, e al presidente della A.T.C. “VASTESE” per rilevare come la decisione della Regione di esercitare il potere sostitutivo per inadempienza rappresenta “una decisione necessaria sul piano del merito ma grave, gravissima su quella del metodo perché palesa un intollerante inadempienza, che rasenta la prepotenza, da parte di chi, al di là di pur legittime non condivisioni verso le scelte effettuate, ha il compito e l’obbligo di eseguire azioni tese a contenere una specie selvatica come il cinghiale che cresce sensibilmente come numero, aumentando così i già vistosi e cospicui danni all’agricoltura ed all’ambiente oltre che l’incolumità delle persone, e verso la quale, con una saggia e coordinata azione di contenimento ed abbattimenti, potrebbe generarsi un virtuoso circuito di reddito ed occupazione facendolo così diventare da problema che oggi è una risorsa”.

“Democraticamente e legittimamente si può anche essere in disaccordo su quanto la Regione ha deciso e pianificato –scrive ancora Copagri – ma boicottare l’attuazione del piano con pretesti più disparati è atto di arroganza assolutamente intollerabile; da ciò, bene sarebbe, che anche il presidente dell’A.T.C. “Vastese” prendesse atto di una situazione che lo espone non solo a giuste critiche ma è in obbligo di adottare drastiche ed opportune decisioni coerenti e consequenziali con l’accaduto.

Trovi forza, coraggio e determinazione per recuperare autorevolmente il governo dell’A.T.C. che presiede altrimenti ne tragga le più logiche e giuste conseguenze”.

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