Dopo quanto accaduto in Consiglio regionale con la bocciatura della risoluzione che, di fatto, avrebbe evitato la soppressione della Guardia medica di Celenza sul Trigno, il primo a parlare è proprio Mario Olivieri che su quel documento aveva apposto la propria firma e che, fino alla fine, ha provato a difenderne i contenuti e la necessità di una sua approvazione, rimediando, però, un altro ceffone da D’Alfonso e dal Pd.
“La nostra risoluzione – dichiara Olivieri – mirava soprattutto a non rendere difficoltoso un intervento tempestivo di assistenza sanitaria per quelle popolazioni che risiedono nelle aree individuate dal decreto. Per questo, avevamo chiesto una nuova e attenta verifica delle condizioni per il mantenimento dei presidi di continuità assistenziale. Purtroppo, però, così come ha dichiarato l’assessore Silvio Paolucci, sulla Regione incombe la spada di Damocle del bilancio sanitario e i margini di manovra, visti il commissariamento, sono così stretti da non potere agire nell’immediato. L’impegno, però, da parte della Regione, è quello di riprendere in futuro la questione in mano attraverso una rivalutazione dei presidi strategici. Tuttavia, oggi – ribadisce il consigliere Olivieri che si è fatto portavoce del disagio della popolazione tra cui quella di Celenza sul Trigno – si impone una soluzione che deve andare oltre il procrastinamento della chiusura della Guardia medica che, stando così le cose, avverrà “naturalmente” entro la fine del mese. E’ oggi più che mai necessario che la Asl crei una rete di assistenza di “emergenza-urgenza” che annoveri tra le fila personale qualificato e un’ambulanza medicalizzata. Stiamo pensando ad una sorta di pronto soccorso mobile che restituisca serenità a chi non chiede altro che l’applicazione della Costituzione che sancisce con fermezza il diritto alla salute. Non possono esistere cittadini di serie A e cittadini di serie B perché mancano le risorse finanziarie. Non possono e non devono essere le poche risorse economiche a fare la differenza in una nazione che noi vorremmo definire civile”.