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Questione dehors, gli operatori contro la soprintendenza e il vuoto normativo

da genesio.net
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Era il 6 dicembre scorso quando si consumava la profonda lacerazione tra l’Amministrazione comunale di Vasto e la soprintendenza vastese, nella persona di Carlo Alberto Natalizia, sulla questione dehors in centro storico. Come ben ricordato in conferenza stampa dall’assessore all’Urbanistica, Luigi Masciulli, l’Amministrazione è propensa all’adozione di tali strutture ed ha spesso suggerito varie tipologie alla soprintendenza che ha risposto sempre picche arrivando ad avallare solo l’ipotesi  “degli ombrelloni al massimo chiusi con delle paratie a mezz’altezza, quindi facilmente smontabili nell’arco di una giornata. Quindi secondo il Dott. Natalizia questi ombreggi dovrebbero essere smontati ogni sera”;  e non solo, perché per Natalizia “neanche gli ombrelloni verrebbero accordati per tutta la città come ad esempio davanti ad edifici di interesse storico e architettonico”.

Masciulli ha chiesto un incontro con la soprintendenza de L’Aquila, ma in attesa che ciò accada ecco la protesta di chi nel settore turistico, e più strettamente in quello degli esercizi commerciali, opera. In una nota congiunta a firma Marisa Tiberio (presidente provinciale di Confcommercio), Paola Fiore (presidente locale di Confesercenti) e Marco Corvino (presidente del consorzio Vasto in centro) attaccano la possibilità che la decisione sui dehors possa derivare dalla discrezionalità o arbitrio di un singolo funzionario, visto anche il vuoto normativo nazionale, più che da un fattivo confronto anche duro tra le parti in causa che tenga conto di aspetti quali l’armonia architettonica dello strutture, la loro movibilità, la ricaduta in termini economici e occupazionali. Insomma, gli operatori stavolta sembrano sulla stessa linea d’onda dell’Amministrazione comunale e, anzi, provano a forzare la mano alal soprintendenza perché si giunga almeno a una mediazione. Ecco comunque la nota:

“La compatibilità di strutture esterne movibili o semimobili con gli aspetti storico artistici delle città italiane – scrivono in un comunicato Tiberio, Fiore e Corvino – è ormai un tema molto dibattuto che non ha trovato finora un chiarimento o una soluzione univoca nell’intero territorio italiano. E’ indubbio che in alcune località ormai da anni i chiostri esterni sul plateatico pubblico, esistono e funzionano rispettando un regolamento ben definito e con soddisfazione della categoria di esercenti locali, mentre in altre la Soprintendenza per i beni architettonici e le attività culturali ha decisamente negato qualsiasi autorizzazione, in altre città infine la controversia è ancora in essere talvolta con tante polemiche. Da questo quadro si deduce che il rilascio delle autorizzazioni dipende dal risultato della eventuale discussione (non sempre dialogo) tra Amministrazione Pubblica locale e Soprintendenza, decisione che non si basa su un criterio univoco (magari a livello nazionale) condiviso, ma solo dalla discrezionalità dei soggetti preposti al rilascio delle autorizzazioni.

La sopravvivenza di alcune attività commerciali, dipende quindi, dal libero arbitrio del funzionario di turno, che potrebbe amare a tal punto l’arte da ritenere il paesaggio storico-artistico, deturpato dai dehors, che sappiamo essere strutture removibili, che avrebbero lo scopo di creare un insieme armonico dello spazio esterno fruibile dai pubblici esercizi, consentendo alla cittadinanza momenti di relax, mentre strutture architettoniche decadenti e coperte di erbacce onorerebbero il lustro dell’arte italiana. Forse il funzionario di turno sarebbe contento che in futuro il turista, ignaro di visitare una città morta, si debba portare il caffè da casa perché a Vasto non trova più un bar aperto.

Vogliamo essere provocatori ovviamente ma il nostro auspicio è che ogni decisione venga dopo aver discusso i pro e contro del rilascio di autorizzazione, e non si basi esclusivamente sui gusti di chi ha l’incarico di tutelare le bellezze artistiche, ma anche con chi ha fatto tale richiesta per capire le esigenze e le difficoltà, trovando un compromesso magari soddisfacente per tutti come hanno fatto nella città di Aosta (con importanti edifici di epoca romana) dove è stato redatto un definito regolamento ben sei anni fa.

Tutti noi siamo convinti che strutture provvisorie non deturpano il paesaggio né alterano gli aspetti estetici ed architettonici della nostra bella Vasto, tanto più che sarebbero installati nella stagione invernale per dare continuità agli spazi aperti d’estate e per compensare la scarsa metratura dei locali esistenti aumentando la fruibilità da parte degli utenti del centro storico. Nondimeno siamo disponibili a discutere e rispettare le direttive che, analogamente ad altre città, venissero definite dalle Istituzioni preposte e ci auspichiamo davvero di consolidare un percorso di dialogo proficuo per migliorare la vivibilità di Vasto.

Per questo motivo le Associazioni di categoria, Confcommercio (nella persona del Presidente provinciale Marisa Tiberio), la Confesercenti (nella persona della Presidente di Vasto Paola Fiore) che ha più volte sollecitato l’incontro tra l’Amministrazione e la Soprintendenza, ed il Consorzio Vasto in Centro (nella persona del Presidente Marco Corvino) intendono mobilitare tutta la cittadinanza vastese a riflettere sul futuro di questa città: si passeggerà in centro storico sentendo l’animoso vociare della gente, testimonianza di una città viva, o si pagherà il biglietto per visitare un museo di anime morte?”.

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