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Crisi Valsinello, a caccia di riconversioni

SildaÈ stata una settimana intensa quella che appena chiusa per il mondo occupazionale della Valsinello, sul quale il Partito Democratico provinciale ha inteso riaccendere i riflettori in un incontro tenuto proprio nella zona industriale. Ed è stato proprio uno dei personaggi illustri presenti quel pomeriggio, ovvero il cuperliano Cesare Damiano,  a promuovere una verifica con il ministro del Lavoro Flavio Zanonato perché si riaprissero i giochi e si cercasse di richiamare alle sue responsabilità la proprietà della Golden Lady per renderla parte in causa di un nuovo tentativo di riconversione. Ed è questo il filo conduttore di tutto il futuro della valle, ovvero la riconversione. Pare evidente come ormai vi sia una debolezza a livello infrastrutturale così come politico incapace di fronteggiare una diaspora aziendale verso altre realtà economicamente più vantaggiose.

Qualcosa di nuovo, però, c’è ovvero la presa di coscienza di tutti i lavoratori della Valsinello che il futuro occupazionale dell’intera area non rappresenta un caso circoscritto ma interessa tutti. E la chiamata una presa di posizione forte e unitaria è il simbolo di questa evoluzione forse tardiva e fa eco a quanto scriviamo da tempo, ovvero che non si può più procedere a un’analisi, e conseguente intervento, caso per caso, ma va ridisegnato tutto il sistema industriale e produttivo della zona anche cambiando radicalmente la tipologia di prodotti.

Altro mutamento importante, è che non ci si baserà più su una semplice quanto complessa riconversione della Golden Lady, ma si agirà approntando un accordo di programma in grado di attirare almeno nelle speranze nuovi investimenti.

Certo è che forse sarebbe il caso si modificare anche ben altro: una legge antitrust troppo riduttiva che impedisce alle nostre aziende di crescere e inglobare magari quelle straniere, che oggi invece sono in grado di fagocitare le nostre e trasferire tecnologie all’avanguardia, perché la nostra, per chi lo dimenticasse, è un’industria all’avanguardia, in posti lontani e concorrenziali che presto distruggeranno anche il nostro export; l’abbassamento repentino e corposo delle tasse (come accaduto negli States e in Brasile) ed anche, perché no, l’aumento sostanziale degli stipendi (come accaduto in Germania) per sostenere i consumi interni in grado di arginare gli effetti della crisi e dare salute anche alle nostre aziende.

Per questo, però, ci vuole coraggio, molto coraggio che non fa il paio con il conservatorismo di una classe politica troppo vincolata a sistemi  ed azioni d’ancien regime, in grado di mettere sul tavolo palliativi come le riconversioni che se funzionano come quelli della Golden Lady paiono solo palliativi dietro ai quali si nascondono anche vicende poco chiare sulle quali finanche la Magistratura è chiamata a intervenire.

Intanto i lavoratori della ex Golden Lady, sperando che quel che si sta dicendo si tramuti in fatti concreti e non in mera campagna elettorale (le regionali sono ormai alle porte e, prima, c’è il congresso nazionale del PD), continuano a camminare sul filo di un rasoio tra un piccolo squarcio apertosi tra nubi nerissime e la fine della mobilità che significherebbe l’inizio di un precipizio.

Luigi Spadaccini
(spadaccini.luigi@alice.it)

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