In quella che ormai sembra la valle delle lacrime, quelle di chi vede chiudersi un portone dio acciaio sul suo futuro occupazionale, non è solo la riconversione mancata della ex Golden Lady a destare grande preoccupazione, ma ad essa si affianca la delicata vicenda della Canali dove sono cominciate le agitazioni di fronte alla decisione dell’azienda di chiudere lo storico Pantalonificio d’Abruzzo e rimandare a casa ben 95 lavoratori. Dopo 21 anni c’è gente che si vede chiudere i cancelli davanti la faccia. Secondo la casa produttrice di abiti maschili sarebbe da ricercare nel calo delle vendite la motivazione di quei tagli che, secondo indiscrezioni, non verranno portati per equità nelle aziende del Nord Italia.
Dunque, un’altra difficile battaglia sembra stagliarsi all’orizzonte. Certo il manager dell’azienda tessile chiamato a gestire la difficile situazione, Mario Greganti, direttore delle Risorse Umane del Gruppo, si è affrettato a rassicurare che cercherà di evitare la chiusura del pantalonificio entro l’anno corrente. Anzi, l’azienda sarebbe intenzionata a utilizzare ancor auna volta gli ammortizzatori sociali per diluire la pillola amara, evitare lo spegnimento degli impianti e, magari, provare a salvare i posti di lavoro. Quel che sta accadendo per il settore pantaloni preoccupa, e non poco, anche i 192 dipendenti del settore giacche, che, infatti, stanno aderendo in massa alle azioni di protesta.
Certo è che di fronte alla posizione espressa da Greganti qualche perplessità resta se è vero, come è vero, che la società sta cercando un possibile acquirente. Talora si parla anche di cercare una riconversione per il Pantalonificio, un tentativo nel quale dovrebbe essere interessata anche la Wollo già implicata nel fallimento dell’operazione Golden Lady e se il buongiorno si vede dal mattino…
Lu. Spa.
