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Acqua: Caputi denuncia, gli altri reagiscono

sasi_lancianoDi fronte alla pesante denuncia fatta dal Commissario PierLuigi Caputi sulla grave situazione economica in cui versa il Sistema idrico abruzzese non potevano mancare reazioni anche veementi con accuse reciproche e scaricabarili.

Il buco di centinaia di milioni delle gestioni idriche” è “il più grande costo della politica della storia dell’Abruzzo: è tardivo il grido di allarme del commissario Caputi sulla gestione del servizio idrico“, ha detto Carlo Costantini, capogruppo dell’IdV in Regione, che non ha risparmiato sferzate ai sindaci: “È vero, infatti, che i sindaci sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo, in cambio di contropartite di stampo esclusivamente clientelare. Ed è vero anche che, sempre i sindaci, pure di recente, hanno premiato, confermando con votazioni quasi plebiscitarie, gli attuali consigli di amministrazione, ma è altrettanto vero – ha detto con forza Costantini  – che di fronte alle ripetute e macroscopiche violazioni di legge delle attuali gestioni, peraltro per anni stranamente ignorate sia dalla magistrature penale che da quella contabile, il Commissario Caputi avrebbe potuto fare molto di più e non limitarsi a richiamini e reprimende apparsi in molti casi solo un modo per prenderne le distanze e precostituirsi una linea difensiva“.

Giocano sulla difensiva anche in casa PD dove viene espressa una posizione comune dai consiglieri Claudio Ruffini, Giovanni D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio che alzano la mira contro la possibilità di un ingresso dei privati, paventato dal centrodestra, nella gestione delle risorse idriche spacciandoli come salvatori della patria in un momento di grave emergenza: “Siamo disponibili ad aprire un confronto con l’assessore regionale Di Paolo, con il Commissario e gli Enti gestori, ma la nostra posizione resta ferma: serve subito un Piano Strategico per evitare l’ipotesi dell’ingresso dei privati e vogliamo garanzie sulla gestione pubblica dell’acqua. I debiti da ripianare non possono essere scaricati sui cittadini per questo esprimiamo sin da subito la nostra contrarietà all’aumento indiscriminato delle tariffe. Noi vogliamo affrontare l’emergenza  tenendo fede a due principi: gestione pubblica e nessun aumento delle tariffe per i cittadini“.

Dura la posizione anche di Cisl e Femca che in una nota arrivano a chiedere anche le dimissioni proprio di Caputi: “In questi mesi la situazione non poteva che aggravarsi e prendiamo atto che finalmente il Commissario dell’Ato Regionale Ersi, Ing. Caputi, ha avuto il coraggio di rappresentare alla collettività abruzzese lo stato delle sei Società di gestione pubblica che hanno avuto in house il servizio idrico. Ci auguriamo che l’Ing. Caputi si dimetta per non avere denunciato in tempo questa situazione che ha determinato l’ulteriore aggravarsi di sintomi ben presenti già da diversi anni. Affidare ai Comuni che hanno gestito in questi anni il servizio in rappresentanza pubblica, come viene proposto, è assolutamente improponibile”.

Sarcastico il commento di Maurizio Acerbo di Rifondazione Comunista “Per noi si tratta della scoperta dell’acqua calda“. Il capogruppo di PRC si scaglia con forza contro il Pd “Il sistema clientelare-affaristico va azzerato e non è più accettabile lo scaricabarile né lo scontro tra gruppi di potere a spese dei cittadini. Fa sinceramente ridere la richiesta pur condivisibile dei consiglieri regionali del Pd di audire Caputi in commissione. Il Pd farebbe meglio a riunire i suoi organismi e intimare ai suoi esponenti di dimettersi dai vertici delle società e ai propri sindaci di smetterla di usare le spa pubbliche come proprio strumento clientelare e affaristico“. “Se l’Aca e il Cam sono le società che stanno peggio – ha chiosato Acerbo – è evidente che parliamo di società targate Pd”.

Intanto il presidente della Regione Gianni Chiodi ha chiesto al presidente del Consiglio Nazario Pagano la convocazione di un’assise regionale straordinaria che “affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo” nella quale venga ascoltato anche il Commissario Caputi

I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi – ha detto il governatore – La Regione Abruzzo non può commissariarli, ma li metterà presto di fronte alle loro responsabilità“.

Intanto la Corte Costituzionale si è pronunciata con la sentenza numero 50 del 2013 andando ad accogliere in parte il ricorso presentato dal Governo. La Corte ha, dunque, modificato la legge regionale 9/2011 conferendo maggiori poteri all’Ente regionale, non vincolandolo alle risultanze dei pareri delle assemblee dei sindaci. Questo vuol dire che l’Ersi è obbligato a chiedere alle assemblee dei sindaci (Assi) i pareri sugli atti e le scelte fondamentali inerenti il servizio idrico integrato, ma tali pareri ne non vincolano le scelte finali.

Sulla sentenza si è espresso l’assessore regionale ai Lavori pubblici, Angelo Di Paolo: Si tratta di un giudizio inatteso che dà maggiori poteri all’ente regionale, considerato che qualificando i pareri dei Comuni non solo come obbligatori, ma anche come vincolanti, si era inteso rispettare le prerogative che la legge nazionale riconosce agli enti locali. Questo fa si che la nuova Ersi venga ulteriormente rafforzata nel proprio ruolo di programmazione e controllo sul servizio idrico sull’intero territorio regionale“.

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