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Oggi, 2 maggio, il penultimo appuntamento dei «GIOVEDI ROSSETTIANI» dedicato all’Inferno di Dante

Il «Piccolo Teatro Orazio Costa» diretto da Domenico Galasso mette in scena un’ originale rappresentazione di alcuni principali episodi dell’Inferno di Dante con una mescolanza di voci che si rincorrono e si richiamano. Gli interpreti, oltre al loro maestro, sono i ragazzi del laboratorio teatrale. Le terzine dantesche si generano a catena le une dalle altre e il flusso della narrazione provoca accordi armonici che si tramutano in un suggestivo paesaggio sonoro.

«E’ un modo come un altro per onorare Dante- dichiara il professor Gianni Oliva Direttore del «Centro europeo di studi rossettiani», che patrocina la manifestazione. Dante è stato rappresentato a teatro fin dai primi dell’Ottocento (la Francesca da Rimini di Silvio Pellico è del 1815), da quando cioè la sua figura fu inclusa tra quelle dei padri della patria. Una ragione in più-prosegue il professor Oliva per ribadire che non è Dante che ha inventato l’Italia ma è l’Italia che ha inventato Dante. E mi riferisco alle tante leggere e improvvisate interpretazioni diffuse negli ultimi anni durante le celebrazioni centenarie. Voglio dire che l’Italia di Dante non è minimamente paragonabile a quella odierna ma è quella di Virgilio, l’umile Italia a cui approdò Enea. Fu poi il nostro Risorgimento che fece di Dante il padre della lingua italiana e della patria».

Quello di oggi, 2 maggio,  sarà dunque un originale spettacolo in cui si rincorrono e si sovrappongono diverse voci con «diverse lingue», con i principali personaggi della prima cantica in cui è rappresentato «il mondo che mal vive».

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