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Nelle province di Chieti e L’Aquila sono attive oltre 20mila imprese femminili

Nelle province di Chieti e L’Aquila sono attive oltre 20mila imprese  femminili. In particolare, nel Chietino le attività sono 12.563 e il peso sul totale delle imprese è  pari al 28,3%, dato che colloca il territorio al terzo posto tra le province italiane, mentre  nell’Aquilano sono 7.528 (24,7%, 25/ma posizione). Ad analizzare i dati, alla vigilia della Giornata  Internazionale della Donna, è Confartigianato Chieti L’Aquila.  

La provincia di Chieti, inoltre, è al primo posto in Italia per peso delle imprese femminili  giovanili, in tutto 1.034 aziende, sul totale delle imprese giovanili. Dai dati emerge però che il  Chietino si posiziona malissimo, al 105/mo posto, per quanto riguarda il peso delle imprese  giovanili femminili sul totale delle imprese femminili. Nell’Aquilano le imprese giovanili femminili  sono 772, pari al 10,3% del totale delle imprese femminili (55/ma posizione in Italia). 

Le imprese femminili a conduzione straniera, invece, sono 1.153 nel Chietino, pari al 9,2%  del totale delle imprese femminili, e 707 nell’Aquilano (9,4%). Le imprese femminili artigiane,  infine, sono 1.740 in provincia di Chieti e 1.286 in provincia dell’Aquila.  

In Abruzzo le imprese femminili sono 38.035, pari al 25,6% del totale delle imprese, dato  che colloca la regione al terzo posto in Italia. Oltre a quelle delle province di Chieti e L’Aquila, ve  ne sono 9.152 nel Teramano e 8.792 nel Pescarese.  

“Questi numeri – afferma la presidente del Movimento Donne Impresa di Confartigianato  Chieti L’Aquila, Erika Liberati – confermano il ruolo rilevante svolto dalle imprese guidate da donne,  che con passione e determinazione contribuiscono allo sviluppo e al progresso della nostra  economia e del nostro territorio. Oltre ai dati provinciali, c’è quello regionale: l’Abruzzo è al primo  posto in Italia per incidenza delle imprese femminili nell’artigianato; un’attività su cinque è a guida  femminile. Le imprenditrici, però, devono fare i conti con la carenza di politiche a favore  dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della  famiglia. Da questo punto di vista serve una svolta. Basta con gli interventi-spot: il futuro del  nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili”. 

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