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Erosione a Vignola, osservazioni al progetto

Riconosce le criticità legate al fenomeno erosivo in atto nell’area di Vignola e la necessità di un intervento che metta in sicurezza le abitazioni e le strutture turistiche, ma ribadisce che le opere previste comporterebbero «una inaccettabile e irreversibile manomissione di un’area costiera di grandissimo pregio».

Torna a far sentire la sua voce il comitato “Litorale vivo” che, nell’incontro pubblico dell’8 novembre, ha esposto le proprie perplessità sul progetto redatto dall’ingegner Alessandro Mancinelli, ordinario di ingegneria idraulica del Politecnico di Ancona.

«In quella occasione abbiamo raccolto l’invito del sindaco Francesco Menna a interagire in maniera costruttiva», ricorda Antonio Mercorio, presidente del sodalizio, che si avvale della consulenza di tecnici dell’ambito della ingegneria ambientale provenienti anche dal mondo universitario. «In queste ultime ore abbiamo provveduto a depositare le nostre osservazioni sul progetto», prosegue Mercorio, «alle quali seguiranno a breve le proposte alternative che potrebbero essere valutate dall’amministrazione, anche a complemento degli interventi previsti, con l’obiettivo di mitigarne l’impatto nell’interesse comune della preservazione di un’area di grande pregio. Confidiamo nella possibilità prospettata dallo stesso sindaco di un tavolo tecnico nel brevissimo termine che consenta il dialogo costruttivo. Il progetto appare estremamente impattante perché basato essenzialmente sulla posa di linee di frangiflutti, che sono una tecnologia obsoleta che non risolve completamente il problema dell’erosione, anzi lo accentua nelle aree limitrofe. Le massicce strutture previste, benché al di sotto del pelo dell’acqua, sarebbero comunque ben visibili, in quanto la costa di Vignola è alta e panoramica».

In sostanza, secondo il Comitato ci sarebbero «danni permanenti e incalcolabili alle peculiarità paesaggistiche della zona, problematiche relative allo scadimento della qualità delle acque a causa di fenomeni di eutrofizzazione e alla pericolosità delle strutture per la balneazione».

Anna Bontempo (Il Centro)

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