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Il Vangelo della Domenica: Corpus Domini

Corpus Domini – Anno A

Chi mangia questo pane vivrà in eterno (Gv 6,51-58).

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Quando l’evangelista Giovanni scriveva queste parole, già esisteva quel rito distintivo dei cristiani che è l’eucaristia o, come l’ha chiamata Paolo, la Cena del Signore. I simboli centrali di questo rito sono il pane e il vino ma, tra questi, Giovanni sottolinea il pane, che rimanda alla manna del deserto e allo stesso tempo è l’alimento base nella cultura a cui apparteneva Gesù e la comunità cristiana. Le parole di Gesù vanno oltre perché legano il segno del pane con la sua carne e il segno del vino con il suo sangue. Solo se usciamo fuori dalle spiegazioni teologiche medievali che trattavano l’eucaristia come oggetto di una scienza esatta (come faremmo oggi con la chimica) e che abbiamo assimilato tramite il catechismo in pillole di Pio X, possiamo capire il significato vero di quelle parole che non riguardano gli elementi materiali un rito ma l’esistenza. La carne, nel linguaggio biblico, indica la nostra vita di relazione con gli altri: non abbiamo un corpo ma siamo corpo, anche se oggi abbiamo sempre di più virtualizzato le relazioni con gli strumenti della tecnica, dimenticando il corpo o avendone fatto solo l’oggetto di una cura spasmodica e idolatra. Il sangue simboleggia la vita. Mangiare la carne e bere il sangue di Gesù, visti nel simbolo del pane soprattutto, significa una cosa molto concreta: fare nostra la vita di Gesù e il suo stile, nutrircene, attraverso l’ascolto della Parola, ogni giorno, così come ogni giorno dobbiamo mangiare per vivere biologicamente. Una volta che usciamo dal ritualismo astratto dove i simboli hanno sostituito la vita reale, riusciamo a capire ciò che Gesù ci chiede: per vivere davvero, per non morire nell’inseguimento dei miti vacui del narcisismo, dobbiamo assimilare sempre di più il modo di essere e di vivere di Gesù che, con la sua esistenza vissuta come dono per gli altri, ha rivelato come Dio ha voluto l’uomo e come ciascuno di noi è chiamato a diventare per vivere davvero, uscendo dall’egoismo che divora gli altri e li distrugge e facendoci dono per far vivere gli altri.

Don Michele Tartaglia

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