Sole e sudore, fatica e gioia. Il festoso serpentone del Giro d’Italia torna a inanellare le sue spire sulla collina vastese, ipnotizzando e rapendo i sensi e il cuore di tutti, giovani e meno giovani. Chi di noi, infatti, non cela, in un anfratto del suo animo, un segreto, un ricordo, una gioia legata alla carovana rosa, che riemerge prepotente ogni volta che ci rituffiamo nella sua gaia atmosfera?
E come in un rapido viaggio nel tempo, la nostra memoria evoca immagini, volti e gesta di un ciclismo d’altri tempi color seppia o bianco e nero, tessuto e vissuto sulle massacranti scalate alpine, sulle leggendarie rivalità, sugli atleti ormai entrati nel mito sportivo. Certo, da allora le cose sono cambiate: la televisione cattura ogni particolare della corsa e della fatica degli odierni eroi del pedale, il giornale del giorno dopo non viene più divorato dagli appassionati con la stessa curiosità di una volta, perfino il genio e la sregolatezza dei grandi vengono disciplinati nella tattica di squadra. Ma il fascino della grande corsa a tappe italiana rimane ancora intatto, e ogni anno s’accresce di nuovi stimoli.
E Vasto, città che affonda le proprie radici nei topos omerici, ben si sintonizza anche sulla lunghezza d’onda della fabula sportiva italiana per eccellenza, questo Giro d’Italia che, come sempre, promette scintille, fuoco e fiamme.
Per la nostra città si tratta di un appuntamento con lo sport e con la platea televisiva internazionale al quale è d’obbligo presentarsi in forma smagliante e in abito da grandi occasioni. A nessuno sfuggirà la grande ricaduta benefica di quest’evento sportivo sul turismo e sull’immagine di Vasto: il villaggio globale della tv e del web s’affacciano di nuovo sul verde golfo lunato grazie ai talenti della bicicletta, e il nome della nostra città rimbalzerà nella case di tutto il mondo.
Ecco il Giro, tra passato e futuro: e che il divertimento sia con noi.
Fabrizio Scampoli
