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“Popoli in movimento”, quando gli immigrati eravamo noi

Da oggi 27 marzo L’ANPI di Vasto promuove l’allestimento itinerante nelle scuole della mostra che mette a confronto le foto di Francesco Malavolta con quelle della nostra emigrazione storica.

La preziosa mostra fotografica di Francesco Malavolta “Popoli in Movimento” sbarca finalmente nel Vastese grazie alla sezione ANPI “Vittorio Travaglini”, che ha curato il progetto in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vasto e con l’archivio fotografico della Fondazione Paolo Cresci.

Le foto testimoniano le esperienze di viaggio di Malavolta lungo i confini di un’Europa sempre più blindata e difficile da raggiungere e sono state scattate negli ultimi 12 anni nel Mar Mediterraneo, nel Mar Egeo, in Serbia, in Nord Macedonia, in Bosnia, in Italia, in Grecia, in Croazia, arrivando a ritrarre le persone costrette a scappare dalla guerra in Ucraina in corso dal febbraio 2022.

A fare da pendant al reportage d’attualità le foto storiche dei nostri emigranti, i nostri nonni, ammassati sulle banchine dei porti con fagotti e bambini piangenti, nelle maleodoranti ed affollate camerate di terza classe dei bastimenti, alle frontiere, alla mercé di individui senza scrupoli. Uomini che con molto coraggio lasciarono tutto alla ricerca di un destino migliore per sé e per i figli. Esattamente quello che cercano i migranti di oggi.

La mostra verrà inaugurata a Vasto alla presenza del fotografo oggi 27 marzo alle ore 11:45 presso l’auditorium del Polo Liceale Pantini-Pudente, dove resterà esposta fino a sabato 1 aprile, per trasferirsi da lunedì 4 presso il Polo Liceale Mattioli e fare poi tappa presso altri istituti che verranno in seguito comunicati.

Francesco Malavolta è un fotoreporter che da circa 30 anni documenta eventi migratori, collaborando con agenzie nazionali e internazionali, organizzazioni umanitarie quali UNHCR, OIM e l’Agenzia UE Frontex: “La mia fotografia è legata alla documentazione dei flussi migratori, via terra e via mare. L’umanità è da sempre in movimento, un movimento che assume tratti tanto più drammatici quanto più si cerca di ostacolarlo, ripiegando su paure e posizioni illogiche e anacronistiche. Il mio obiettivo è quindi rendere omaggio a un’umanità caparbia, che un passo alla volta guadagna centimetri di libertà”.

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