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Sporting Club, le opere abusive saranno demolite

Non ci sarà il ricorso al Tar contro l’ordinanza di demolizione del Comune. Lo Sporting Club, la società che ha avuto in affidamento la gestione degli impianti sportivi al Parco Muro delle Lame, ha deciso di abbattere le opere edilizie ritenute abusive, ancora sotto sequestro da parte della Procura che lo scorso mese di novembre ha chiesto l’apposizione dei sigilli. Accantonata anche la richiesta di sanatoria che sembra non praticabile trattandosi di un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico classificata come “zona rossa”, cioè a pericolosità molto elevata.

“Ci adegueremo per il momento all’ordinanza del Comune”, conferma l’avvocato Arnaldo Tascione, uno dei legali della società sportiva, “ci sembra questa la maniera migliore per risolvere il problema. Lo stato dei luoghi non è stato alterato: sono in discussione solo la realizzazione della piscina e di una tettoria. Riporteremo la situazione allo stadio iniziale, poi si vedrà. Ci sembra la strada meno impervia”, conclude il legale.

L’ordinanza di demolizione risale ai primi di febbraio ed intima l’abbattimento e il successivo ripristino dello stato dei luoghi, entro il termine di 90 giorni. Il provvedimento firmato dal dirigente del settore urbanistica e territorio, Luca Mastrangelo fa seguito ad una lunga istruttoria degli uffici tecnici che nel corso di un sopralluogo effettuato il 10 agosto 2022 avevano accertato l’esecuzione di una serie di interventi edilizi “in assenza di idoneo titolo abilitativo” consistenti nell’ampliamento dell’edificio denominato Club House, tramite la realizzazione di una sala ristorante di 86 metri quadri, di terrazzamenti esterni utilizzati per il collocamento di tavoli e sedie a servizio del ristorante e di una piscina che la società Sporting club aveva qualificato come “vasca d’acqua” quale opera di arredo in giardino”.

Gli uffici tecnici comunali facevano altresì presente che l’area oggetto degli interventi edilizi è sottoposta a vincolo paesaggistico ed idrogeologico e che la zona interessata alle opere è classificata come “zona rossa”, cioè a pericolosità molto elevata.

Dalla notifica ad oggi i legali della società che fa capo a Paolo D’Amico hanno valutato se presentare ricorso al Tar , impugnando l’ordinanza nel giro di 60 giorni , o andare avanti con la richiesta di sanatoria a cui stavano già lavorando. Il piano attuativo approvato dal Comune prevedeva interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ristrutturazione edilizia con ampliamento del 20% “per adeguamenti igienico-sanitari dei tre edifici esistenti (ex palestra ubicata nella zona a monte, Club House e spogliatoi zona a valle), e due nuovi campi di padel.

Prima della ordinanza di demolizione ci furono due diffide degli uffici comunali.

Anna Bontempo (Il Centro) 

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