E’ in prima linea con il padre Giovanni e lo zio Elio nella gestione dell’azienda di famiglia La Selvotta, da tre generazioni una delle migliori nel vastese per la molitura delle olive e la vendita dell’olio.
Ilaria Sputore ha 33 anni e fin da piccola ha accompagnato il padre Giovanni nelle fiere ed altre manifestazioni di settore; “mettendo il naso in molti bicchierini”, così li chiamano gli esperti, per imparare a riconoscere le migliori varietà di olio. Questa sua passione di bambina non le è mai venuta meno, anzi è cresciuta: per questo ha scelto di lavorare nell’azienda di famiglia. Accanto alla passione per l’olivicoltura, ha conseguito una solida formazione universitaria:la laurea triennale in Economia all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e la specialistica alla Giorgio Fuà di Ancona in Economia e Managment. Tutti questi tasselli messi insieme la rendono oggi una esperta di olivicoltura e una professionista del managment aziendale. Nonostante l’inizio di novembre sia un periodo di intenso lavoro per l’azienda, risponde volentieri alle mie domande, con quel sorriso un po’ riservato di una donna che ha scelto di restare coerente con le sue radici: con consapevolezza, umiltà e determinazione.
Di cosa ti occupi principalmente nell’azienda?
Della relazione con il cliente, della gestione delle vendite e dell’amministrazione, anche se in un’azienda di famiglia i ruoli non sono mai del tutto definiti. Se mi chiedono di dare una mano in un altro ambito, collaboro volentieri, come in ogni azienda familiare che si rispetti; bisogna saper fare un po’ tutto.
Non manca mai il mio apporto quando si tratta di creare nuovi blend di varietà dai nostri oli o di testare i nostri prodotti e quando è necessario, m’impegno anche nelle attività di ambito agricolo. Siamo un’azienda che produce e vende i propri prodotti e svolge l’attività di frantoio; oltre ad avere anche appartamenti autonomi da affittare secondo la filosofia dell’agriturismo: c’è sempre molto da fare.
Hai portato qualche innovazione?
Ho organizzato in maniera più sistematica le procedure amministrative, in linea con le richieste del mercato di una sempre maggiore tracciabilità dei prodotti agricoli. Dar conto della tracciabilità nel modo più corretto possibile significa dover registrare che una partita di olive è stata lavorata quel determinato giorno, che proviene da quel terreno e che appartiene a quella specifica varietà: tutto questo processo burocratico è ormai informatizzato.
Ho cercato di migliorare le tecnologie già presenti, senza grandi stravolgimenti, a parte inserire alcuni software gestionali più evoluti, per poter gestire pratiche contabili più complesse. Spesso, infatti, innovando completamente le tecnologie già presenti, si rischia di tagliare fuori delle persone dal processo.
FARE L’OLIO: UNA PASSIONE DA TRE GENERAZIONI
Per la famiglia Sputore, come si legge sul loro sito web https://www.laselvotta.it/<<fare l’olio è una sfida e un piacere alimentato dalla passione che ormai si tramanda da tre generazioni>>. A partire da Nicola Sputore, nonno di Ilaria, scomparso ad aprile del 2022, che inizialmente aveva il suo frantoio in via San Michele. Come racconta il giornalista Nicola D’Adamo, il frantoio Sputore in via San Michele fu per decenni punto di riferimento per tanti agricoltori della zona. Successivamente, Nicola Sputore, con l’aiuto dei figli Giovanni ed Elio, aprì lo stabilimento oleario La Selvotta, i cui uliveti si estendono nella medesima località, a Buonanotte, Colle Pizzuto e Montevecchio. Le diverse varietà di olio dell’azienda sono state pluripremiate nel corso degli anni dagli specifici settori di riferimento; nel 2022 hanno conquistato le “Tre Foglie” nella guida Oli d’Italia del Gambero Rosso che ha attribuito all’azienda anche la STELLA per aver ottenuto le “Tre Foglie” per almeno 10 anni.
Come si può quantificare la partecipazione femminile nelle aziende agricole del vastese?
Sta gradualmente crescendo negli anni, si attesta intorno al 15% al livello locale, come nel resto anche parlando della provincia di Chieti, secondo me si arriva ad un massimo del 20%.
Attualmente, però, le donne rivestono ancora ruoli marginali all’interno di esse; la maggior parte di loro, svolge attività subordinate alla presenza di una figura maschile.
Si sta progredendo nell’autonomia del ruolo lavorativo femminile, ma abbastanza lentamente.
In genere, che ruolo hanno le donne?
Alle donne, solitamente è affidata la compilazione e la sistemazione delle cosiddette “carte”, se vogliamo chiamarle secondo il gergo, cioè della gestione della parte burocratica, forse perché gli uomini la ritengono meno importante o perché sono solitamente meno precisi. Oggi, invece, la parte amministrativa e burocratica è fondamentale in agricoltura perché tutto deve essere tracciabile; bisogna seguire sempre un iter ben preciso.
Da qui a 10 anni come ti immagini il tuo futuro e quello dell’azienda?
Continuare a crescere come realtà, implementare la vendita dei nostri prodotti, magari anche l’organico aziendale, in modo da avere una struttura ben articolata e un domani gestire in autonomia l’azienda familiare nel modo più consapevole possibile, avendo imparato tutto quello che devo ancora sapere e di cui devo fare esperienza, in modo che il passaggio generazionale sia quanto meno possibile traumatico.
Perché è così importante promuovere l’olio del nostro territorio?
Innanzitutto perché l’Abruzzo è la quinta realtà più importante in Italia per la produzione di olio d’oliva e bisogna tutelare le varietà specifiche del nostro territorio: il Nebbio, il Gentile di Chieti ed il Leccino. E’ compito degli agricoltori mantenere e continuare preservare la biodiversità negli uliveti per rendere identificabile il prodotto tipico della regione e per portare avanti le tradizioni che altrimenti scomparirebbero.
Non mancano, però, le difficoltà….
A causa dei cambiamenti climatici le annate a livello di produttività diventano sempre più altalenanti; per questo oggi non ci si può più improvvisare olivicoltori. Bisogna seguire l’uliveto tutto l’anno e promuovere la genuinità del prodotto finale, l’olio, in modo da incoraggiarne l’acquisto e da gratificare gli agricoltori.
Quale consiglio daresti a una giovane olivicoltrice?
Quello che ho fatto io: assaggiare quanti più tipi di olio possibile, in modo da fare esperienza delle qualità positive e negative di un olio; solo affinando il palato con prodotti di prima qualità e imparando a guardandosi intorno, si riesce a diventare autocritici nei confronti del proprio prodotto. Una volta che si ha ben chiaro come raggiungere un livello di qualità alto, una giovane olivicoltrice può impostare la gestione dell’uliveto in modo adeguato.
Nausica Strever