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Stazione Orinitologica Abruzzese sul Jova Beach: “Ecco i fatti sull’impatto naturalistico”

A Vasto su un ampio tratto di spiaggia libera a Fosso Marino che ha ospitato il Jova Beach Party è stata cancellata ogni forma di vita come è evidente dalle immagini del deserto biologico creato, addirittura rivendicato dal sindaco della città con l’arenile che sarebbe stata “pulito”.
Dichiara Massimo Pellegrini, presidente della Stazione Ornitologica Abruzzese e laureato in scienze naturali “Se comprendiamo le dichiarazioni dell’amministrazione sul successo dal punto di vista dello spettacolo ci vediamo costretti a intervenire di nuovo nostro malgrado su dichiarazioni fuori luogo e soprattutto infondate sugli aspetti naturalistici. Associare il termine “pulizia” alla distruzione di tutti gli organismi presenti, come piante e animali, la dice lunga sulla conoscenza dei principi basilari di ecologia che pensavamo essere ormai in possesso di qualsiasi cittadino italiano.”
Che dire poi dell’intubazione di un fosso naturale cancellando la vegetazione spondale fatta di cannucce di palude che contribuiva un po’ alla fitodepurazione? Come può essere sostenibile tutto ciò?
Facciamo notare alcuni punti inequivocabili su Fosso Marino:
  • il Piano del Demanio marittimo regionale impone la tutela delle specie di piante dunali come il Ginestrino delle Spiagge, che era presente ed è stato distrutto;
  • gli anfibi tutelati dalla legge regionale presenti nel fosso sono stati travolti;
  • il piano spiaggia del comune di Vasto destina quella stessa area a tutela naturalistica e rinaturalizzazione. Pertanto l’amministrazione Menna è inadempiente rispetto a obiettivi fissati dalla pianificazione esistente varata dall’amministrazione Lapenna;
  • il tubo sfocia in mare senza alcun intervento sugli scarichi abusivi, come mettere la polvere sotto un tappeto di sabbia;
  • nei lavori di Marzo 2022 a Fosso Marino lo stesso consulente del Comune Dr.Masciovecchio, con un incarico costato 3.000 euro alla collettività, evidenziava la necessità di proteggere una porzione della vegetazione per la presenza di specie dunali. Anche questa indicazione è stata disattesa.
E’ desolante quindi che continui a circolare questa idea arretrata che la vegetazione erbacea sia da associare in qualche modo allo “sporco” e che vada spazzata via, vegetazione delle spiagge tutelata in Abruzzo da una legge del 1979. Quaranta anni non sono bastati per cambiare qualcosa. In queste ore a Viareggio l’organizzazione del Jova Beach Party, dopo le proteste e le dettagliate denunce di cittadini e associazioni di protezione ambientale, ha dovuto fare marcia indietro e dovrà rispettare tre habitat di piante delle spiagge transennandoli. Lì qualche ente, al contrario dell’Abruzzo, si è dimostrato rispettoso delle norme che tutelano la biodiversità.
Per quanto riguarda la vicina riserva di Marina di Vasto, sito Natura2000 tutelato a livello europeo, e la “passeggiata” delle commissione ambientale comunale fatta a beneficio di telecamere e in cui si è sostenuto, almeno in pubblico, della correttezza dell’operazione, questi i fatti:
  1. non è stata rispettata volutamente la chiara indicazione della Valutazione di Incidenza di girare il palco per non far investire l’area protetta dalle emissioni sonore e luminose del concerto. Ovviamente si tratta di un disturbo che avviene sul momento. In primo luogo ci chiediamo come mai il gestore per conto del Comune di Vasto, Legambiente, non abbia avuto nulla a che ridire su una cosa così rilevante che con ogni probabilità andrà a finire sui tavoli della Commissione Europea che da tempo ha acceso un faro sull’Italia sul mancato rispetto della direttiva Habitat. In secondo luogo: la Commissione quelle due notti ha fatto rilievi fonometrici per monitorare il disturbo, a maggior ragione dopo la scelta nota fin dai giorni precedenti di non spostare il palco?
  2. Le persone, come dimostrano inequivocabilmente le foto, si sono addirittura arrampicate sulle dune, calpestandole, per assistere da lontano allo spettacolo. Altra palese violazione delle prescrizioni.
  3. Nella riserva, come riportato ampiamente dalla stampa nei giorni successivi, si sono fermati addirittura a campeggiare: altra violazione delle prescrizioni a conferma che la sorveglianza è stata assolutamente insufficiente.
Questi i fatti se vogliamo parlare di ambiente e natura.
STAZIONE ORNITOLOGICA ABRUZZESE
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