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Domenica 24 luglio a Cupello “Utopia”, storie cupellesi di sogni interrotti

Domenica 24 luglio Cupello ripercorrerà la drammatica collisione tra una nave csriva di emigranti italiani, tra cui alcuni cittadini cupellesi, e una corazzata inglese avvenuta il 17 marzo 1891.
“Ciò che di primo acchito ha catturato la nostra attenzione assumendo un valore simbolico singolare è stata “” – si legge in una nota del Comune di Cupello – una semplice parola, che l’ironia del destino attribuisce al mezzo che portava con sé un carico di speranze e di desideri di tanti poveri emigranti che hanno sfidato mari e confini in cerca di una sorte migliore. Un destino che ha deciso, dato il triste epilogo, di frantumare sogni e attese a causa di quel tragico impatto nelle acque di Gibilterra”.
“Un episodio, purtroppo, inevitabilmente scivolato nel dimenticatoio della Storia, come è naturale che avvenga di fronte al fluire di vicende che in misura sempre più globalizzata coinvolgono e sconvolgono il mondo. Quel naufragio dimenticato, quei bambini, quelle donne, quegli uomini inabissati a Gibilterra, ci parlano del dramma dell’emigrazione non distante da quelli odierni. La terza classe – si sa – non fa rumore, la memoria si eclissa subito per i diseredati, per gli ultimi di ieri e di oggi, costretti a partire per cercare un futuro migliore”.
“In questo ultimo anno abbiamo effettuato numerose ricerche che ci hanno spalancato la porta della conoscenza su una storia che ci interpella profondamente e di cui la nostra Comunità era totalmente ignara. Consegnare alla Comunità di Cupello questi importanti frammenti di memoria ha il significato di far uscire i nostri naufraghi dall’anonimato e dalle profondità delle acque di Gibilterra in cui sono rimasti silenti per 131 anni e di restituire loro vita e voce ben oltre i polverosi archivi in cui sono rimasti addormentati.
“Utopia” era un sogno, una mera speranza, o forse lo strumento per realizzare quei sogni che il crudele destino rese irrealizzabili. Un nome, un destino, etimologicamente un “non luogo”, un “luogo che non esiste” proprio come il suo significato in greco, come, del resto, i sogni spezzati dei numerosi naufraghi e dei nostri compaesani periti”.
“Un fatto muore quando nessuno più lo racconta” e da oggi abbiamo il dovere morale di continuare a parlarne alle attuali generazioni e a tramandarlo alle future che verranno. La presenza della cittadinanza – conclude la nota – sarà particolarmente significativa per raccontarvi e vivere insieme un intenso momento di memoria collettiva”.
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