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Recensione di “Doctor Strange nel multiverso della follia”: la nascita del vero Multiverso Marvel

 

Il 4 maggio 2022, nelle sale cinematografiche italiane, è uscito “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” (“Doctor Strange in the Multiverse of Madness”), sequel di “Doctor Strange” (2016), nonché ventottesimo film del “Marvel Cinematic Universe” (“MCU”). Diretta da un Sam Raimi in ottima forma, la pellicola può contare anche sulla brillante interpretazione di un grande cast, composto da attori del calibro di Benedict Cumberbatch (Doctor Stephen Strange), Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff), Benedict Wong (Wong) e Rachel McAdams (Christine Palmer).

La storia si incentra sul protagonista, lo stregone Stephen Strange, che deve cercare di proteggere ad ogni costo America Chavez, impersonata da una giovanissima Xochitl Gomez, ovvero un’adolescente con il potere di viaggiare attraverso le varie dimensioni, che compongono il cosiddetto Multiverso. Molto atteso dai fan del “MCU”, “Doctor Strange nel Multiverso della Follia” non ha affatto deluso le aspettative. In effetti, con una trama intrigante ed imprevedibile e con dei personaggi davvero ben costruiti e sviluppati, il film, da un punto di vista strettamente narrativo, risulta essere uno dei migliori dell’intero “Universo Cinematografico Marvel”.

Inoltre, a differenza di “Spider-Man: No Way Home”, il secondo “Doctor Strange” è riuscito senza troppi problemi ad introdurre, abbastanza plausibilmente, il concetto di Multiverso, che da tempo i creativi della “Marvel” cercavano di inserire all’interno del “MCU”. Difatti nella pellicola di Raimi il concetto multidimensionale non è solo un banale sotterfugio per fare del “fan service” (letteralmente “servizio per il fan”, n.d.r.), ma è parte integrante e costitutiva della trama stessa.

Con questo non si deve intendere che il “fan service” non sia presente all’interno di “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, ma soltanto che viene ottimamente gestito, non divenendo d’ostacolo alla narrazione. Per quanto concerne i personaggi, essi, come detto, sono costruiti benissimo e sono quasi tutti dotati di una complessa e profonda caratterizzazione. Particolarmente efficace risulta essere il personaggio di Wanda Maximoff, che qui raggiunge il culmine del suo climax evolutivo, iniziato ben sette anni fa, dalla sua introduzione nell’ “Universo Marvel”. Tra l’altro ciò viene esaltato dalla grande ed entusiasmante interpretazione di Elizabeth Olsen.

Un’altra qualità del lungometraggio sono senza dubbio gli effetti speciali che incantano lo spettatore e arricchiscono la pellicola, fornendole un tocco che si potrebbe definire surreale. Il tutto, poi, è magistralmente coordinato dall’ottima regia di Sam Raimi, il quale non manca di aggiungere al film una sfumatura macabra ed inquietante, tipica di molti suoi lavori. A tal proposito, si potrebbe dire che tale componente “pseudo-horror” rende l’opera ancora più intrigante e suggestiva. In conclusione “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, soprattutto grazie alla trama, al cast e alla regia, è un film assolutamente da non perdere, soprattutto se si è fan di quell’affascinantissimo e vario cosmo narrativo che è il “Marvel Cinematic Universe”.

Cesare Vicoli

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