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“Guerra e Diplomazia” … Gianfranco Bonacci ci scrive

SI racconta che l’Ambasciatore d’Italia consegnò al suo omologo in Grecia la dichiarazione di guerra e, bevuto qualcosa assieme, si congedarono.

Ho assistito ad un colpo di Stato in Liberia, anche piuttosto cruento, ed un altro in Congo ma nessun Ambasciatore  fu ritirato o dichiarato persona non grata, nonostante gli Stati Uniti fossero i difensori del Presidente Tolbert  in Liberia e i Russi molto amici di  Marien Mguabi a Brazzaville.

Anzi, gli ambasciatori adoperarono tutte le loro “armi” affinchè si riducessero gli scontri e tutti gli stranieri (americani o russi che fossero) venissero rispettati, come fu.

Tutto a dimostrazione che le strutture diplomatiche non si limitano ai coktail. Almeno in tempi difficili.

La stupida invasione e guerra scatenata da Putin (che come sua “ immagine “ha già perso) impone aiuti umanitari, accoglienza ai profughi, medicinali,prodotti alimentari.

Con questi “prodotti” (chiedo scusa del termine) si dialoga.Ma  con quale tramite? Il Papa non basta.

Allontanare i Diplomatici e’ un errore che ha conseguenze negative proprio per il Paese che si  intende aiutare.Dire che nelle Ambasciate o Consolati ci siano delle spie e’ come dire che non esiste lo spionaggio ed il controspionaggio. E se esiste in controspionaggio quelle spie andavano allontanate “ a prescindere”.

Questa e’  una  prima  conseguenza pratica di queste misure.

Esiste poi un’altra conseguenza :quando si decide che il direttore d’orchestra piu’ famoso al mondo ,ma russo, non possa dirigere alla Scala.Questo gesto umilia la cultura e tutti gli uomini di cultura.Anzi se il Maestro Georgev rimasse in Italia probabilmente si sentirebbe in colpa per  cio’ che Putin sta facendo in Ukraina.Si svilupperebbe in tutti gli intellettuali russi , scrittori, atleti ,musicisti una specie di “resistenza intellettuale” con  un danno proprio alla Russia.

Non dimentichiamoci che l’Europa e’ nata con Italiani rinchiusi a Ventotene e non inviati in un altro Paese e costituirono sia parte della Resistenza  ma ,cosa piu’ importante, un’idea di Europa

Parigi non fu data alle fiamme grazie ad un dialogo di giorni e terribili ore di un diplomatico svedese che fece ragionare un tedesco malgrado le insistenze del piu’  criminale dei criminali, Adolph.

La strada del dialogo  e’ molto stretta ma se si pensa di aiutare gli Ukraini definendo pazzo un capo di Stato, gli uomini di quello Stato, possono anche risentirsene e alla fine difendendolo anche se non c’e’ nulla da difendere. La  complessità deve essere alternata dalla semplicità.

E chi consegna ,da un altro Continente, gli Sati Uniti, armi o fa offese continue , non fa gli interessi degli Ukraini. Fa i suoi.

Gianfranco Bonacci

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