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Leone: “Per i dipendenti della Fondazione Padre Alberto Mileno sarà un triste Natale”


Destino quanto mai amaro e incerto per i lavoratori della Fondazione Padre Alberto Mileno che fino al 31 dicembre 2021 sono in Cassa Integrazione. Questo per loro sarà un TRISTE NATALE.
Ad aggi la proprietà non ha ancora comunicato ai sindacati cosa intende fare nel 2022, un anno che per noi NON deve essere quello degli esuberi ma della rinascita per la riabilitazione e la struttura socio sanitarie CSSA.

Dobbiamo lasciarci alle spalle la pandemia che ha fatto emergere molte criticità ma anche diversi ambiti di miglioramento del sistema, davanti a noi ci sono i finanziamenti della legge di Bilancio e del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ecco da dove deve partire la proprietà, dal pensare e dal ridisegnare la riabilitazione, dobbiamo ragionare sull’individuazione di nuovi setting da attivare per attrarre utenti da altre regioni, dobbiamo aprire da subito con la ASL, la Regione, la politica locale e regionale e con l’assessore alla sanità, un tavolo che ridisegni il servizio e dia risposte concrete al territorio.

Dopo l’incontro del 17, l’invito e la disponibilità rivolto dall’assessore alla Sanità, dal Dottor D’Amario e dalla ASL alla proprietà, ci attendevamo appunto, che in questi giorni venissero predisposti i turni di servizio per riaprire i reparti chiusi ma dobbiamo prendere atto che non è così. Infatti ad oggi (vigilia di Natale), sono stati predisposti i turni di servizio del mese di gennaio 2022 ma dell’apertura dei due reparti chiusi non vi è traccia.

Non nascondiamo che siamo fortemente preoccupati sulla tenuta dei livelli occupazionali e sul futuro della struttura, ma siamo soprattutto preoccupati per la debolezza e la fragilità in cui versa il pianeta riabilitativo nella nostra Regione e di come vi sia una necessità di lavorare da subito uniti intorno ad un tavolo di confronto attraverso l’ascolto diretto, per delineare “Il cantiere per la riabilitazione e della struttura socio sanitaria CSSA”.

Durante l’emergenza, abbiamo visto quali sono le esigenze dei cittadini nei confronti delle strutture socio sanitarie RSA. Ecco, non possiamo che ripartire da qui, dal cogliere l’opportunità importante che abbiamo difronte nell’immaginare e disegnare una riabilitazione che verrà.

Perché la riabilitazione che verrà sarà molto diversa da quella che abbiamo conosciuto fino ad oggi, perché saranno diversi i bisogni emergenti a cui dobbiamo dare una risposta. Quello che è emerso dalla pandemia non è solo la centralità del fattore umano, ma soprattutto la necessità di avere maggiore uso della digitalizzazione, della tecnologia applicata, investire nella ricerca, vi è la necessità di una medicina di prossimità che si prenda cura soprattutto delle cronicità dei fragili, liberando l’ospedale di tutta una serie di inappropriatezze, lasciando medici e operatori curare le emergenze, le patologie acute, il covid e tutte le patologie acute.

E per fare questo, non possiamo che ripartire dagli operatori sanitari che, durante i mesi di emergenza, sono stati chiamati eroi ma ora è tempo di dare loro una prospettiva in termini di lavoro e di nuova organizzazione che permetta di conciliare i tempi lavorativi con i tempi di vita familiare.

Ecco perché riteniamo sia necessario non solo ridisegnare la riabilitazione, ma rivedere l’impianto della riconversione approvata solo pochi anni fa, quando nessuno immaginava la pandemia. Dunque una nuova progettazione del servizio che parta dai setting conosciuti ed includa quelli emergenti che ruotano tutti intorno al paziente/utente.

Una sfida che si può vincere se si usano i finanziamenti della legge di Bilancio e del Pnrr se vogliamo cambiare realmente la riabilitazione che deve avere maggiore digitalizzazione, utilizzo della tecnologia, nuovi setting e prossimità. Queste le parole chiave per uscire dalla crisi.

Inoltre, la Pandemia ha fatto emergere che il futuro delle strutture socio sanitarie RSA, ospedali, case di cura, etc., deve partire dalle carenze organiche, dalla carenza storica e drammatica del personale. È fondamentale quindi non licenziare ma stabilizzare e assumere, per poter garantire la corretta presa in carico dei pazienti anziani, fragili con pluripatologie.

La nostra regione, per poterlo fare, non può guardare alla spesa con gli stessi occhi con i quali la guardava prima del Covid. Lo sforamento è una parola che chi si occupa di sanità conosce bene, ma che oggi non può avere lo stesso significato di due anni fa. Ora è arrivato il momento di ragionare diversamente, dobbiamo investire nel digitale, nella tecnologia e nella ricerca continua. Ecco cosa ci attendiamo dalla proprietà
nell’incontro del 28 dicembre (incontro che ci è stato comunicato a voce): un piano aziendale che deve dire cosa si vuole fare nei prossimi anni.

La RSA FP CGIL Fondazione Padre Alberto Mileno Vasto Marina

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