Una cacciata promossa da un Sindacalista e avallata dalle massime autorità istituzionali dei Comuni presenti. Questo episodio dimostra che, lo spirito concertativo, ovvero della concertazione, e quindi della pari dignità di uomini e donne che rappresentano i territori, è venuta meno ed è stata letteralmente distrutta. E’ stato distrutto lo spirito concertativo dell’ associazione dei Comuni che comprende nella propria assise tutti i Sindaci di 53 Comuni e sicuramenite i 33 della provincia di Chieti, che ha prodotto investimenti pari a 92 milioni di euro negli anni 2000.
Ma il problema non è solo economico o di contributi statali: è un problema di filosofia e di atteggiamento. Si continua a generare allarmismo, ma non si comprende di che cosa le aziende hanno bisogno. Si continuano a spaventare socialmente dipendenti e maestranze delle più grandi aziende presenti suo territorio. Sarà vero che esiste un momento di difficoltà? E perchè esiste? Se fossero restate in campo le Associazioni dei Comuni, i Sindacati, le associazioni di categoria, la Confindustria, la Confesercenti, la CONFAPI, tutto il mondo produttivo assieme al mondo sociale, a quest’ora avremmo già trovato la ricetta che poteva dare soluzioni e parlare la stessa lingua rispettando le necessità della aziende. E’ una corsa al comunicato stampa, una corsa ai tavoli, tavoli che vedono la mancanza completa di rappresentanze intere.
Mi auguro che si faccia meno rumore, meno viaggi a Roma, meno richieste di Consiglio Comunale e si ripristini la funzionalità della concertazione e/o programmazione dal basso, che ha salvato, negli anni precedenti, tante grandi e piccole attività presenti sul territorio.
Mi auguro che la cacciata dei giornalisti dalla sala consiliare, della giornata di ieri, non nasconda tensioni più grandi da calare all’improvviso, come fulmini a ciel sereno sul nostro territorio, già indebolito da una scarsa programmazione, da uno scarso protagonismo nella stessa programmazione e oggi addolorato e senza futuro, né per l’occupazione esistente, né per quella prossima. Il territorio deve ritrovare una linea comune, di scelte comuni: dobbiamo scegliere da che parte stare e dove voler andare. Non si può fare solo con i comunicati stampa o cacciando addirittura i giornalisti dalla partecipazione ad una riunione così delicata“