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Un vastese residente a Stresa ci racconta la tragedia del Mottarone: “Una comunità sconvolta”

Una tragedia inaspettata, in una domenica che a Stresa, dove vivo da tempo, rimarrà purtroppo nella memoria collettiva, alla quale sento di associarmi. Marcella Severino (in foto), sindaco della splendida cittadina posta tra le sponde del Lago Maggiore e le Alpi, ha appena aggiornato in tv, con la puntualità e la capacità di presenza che le sono proprie, il triste bilancio, che parla di 13 morti, cui si aggiungono due bambini trasportati in eli-soccorso a Torino, dove, giunti in condizioni gravi, sono affidati alle cure dei medici del “Regina Margherita”. 

Oggi, domenica, dunque. Possiamo dire, tempo atmosferico adiuvante, la prima domenica di una stagione che stentava a decollare per i motivi, legati alla pandemia e alle relative restrizioni, che ben conosciamo. In effetti, la giornata sembrava aver preso il verso giusto, fin dalle prime ore. Il lago incantevole, con le sue isole a fargli da corona, frotte di turisti, anche stranieri, in fila per prendere il traghetto o per mille, piacevoli evenienze. Appena più in là, ancora in parte coperto dalle nubi, ultimo residuo della pioggia notturna, nubi comunque dissoltesi ben presto, il profilo bello, solenne, maestoso del Mottarone, cima che raggiunge i 1.492 metri sul livello del mare, nel cuore delle Alpi Pennine. E l’etimologia della toponomastica, di chiara origine indoeuropea, si ricollega in effetti all’idea di sommità. Chi, come me, anche nel recente passato, si è inoltrato tra boschi e rivoli d’acqua, in un contesto di bellezza, sa come dal punto più alto del monte, assai conosciuto dagli stranieri e dagli Italiani, la vista sia impareggiabile. Da lì, il centro storico di Stresa è a un tiro di schioppo.

Il luogo, inserito in un paesaggio piacevole, è stato oggi lo scenario del dramma. All’improvviso, a metà mattina, suoni di sirene ed un viavai frenetico dei mezzi di soccorso, dei Vigili del Fuoco e delle Forze dell’Ordine. Ho avuto subito la sensazione che fosse capitato qualcosa di grave: le notizie, che giungevano copiose sul telefonino, lo hanno purtroppo confermato. Quello che è certo, al di là dell’inchiesta giudiziaria che accerterà fatti e responsabilità, è che una cabina della funivia Stresa-Alpino-Mottarone è precipitata al suolo, quando mancava poco all’arrivo sulla cima. Si tratta di un impianto che dalla riva del Lago Maggiore, in località Carciano di Stresa, giunge in breve tempo a destinazione, impianto ben visibile dalla sottostante strada statale.

Mentre piangiamo i morti, cui rivolgiamo un pensiero ed una preghiera, mentre le speranze sono legate alla sorte dei due bimbi ricoverati, non posso non soffermarmi sugli sforzi enormi posti in essere dalla vivace realtà imprenditoriale locale, cui si affianca una rete di attività commerciali, entrambe in gran parte legate al turismo. Si è trattato, fino a qualche tempo fa, nella fase più acuta della pandemia, di stringere i denti e di attendere il ritorno, se non alla normalità, almeno ad una situazione che le assomigli da vicino. Chi ama la vacanza, italiano o straniero che sia, continuerà a frequentare Stresa. Ne sono sicuro.

Giacinto Zappacosta      

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