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Intervista a Vincenzo Spampinato: un grande artista, oggi al riparo dai riflettori

Vincenzo Spampinato, cantautore,  nasce a Catania nel 1953. Nel 1978 raggiunge il successo classificandosi al 2° posto al Festivalbar con la canzone “È sera”  e, l’anno dopo, col singolo “L” scala le classifiche nazionali.  Tra gli altri successi di quegli anni ricordiamo: “Batti un colpo, Maria” (1979); “Camminare” (1980) e “Innamorati di me” (1981).  Negli stessi anni  vince per due volte il premio come “Miglior paroliere”. Sue sono anche diverse sigle di successo, prima fra tutte quella relativa allo spot  di “Sorrisi e canzoni tv”, interpretata dai “New Glory” e  realizzata con Maurizio Fabrizio, che raggiunse nel 1984 la prima posizione nella classifica delle vendite.

Spampinato insegna canto e composizione, tenendo Master Class in Italia e all’estero.

Qui di seguito l’intervista telefonica che gentilmente il Maestro ha rilasciato al nostro giornale.

Maestro vorrebbe iniziare col raccontare gli inizi della sua brillante carriera?

Ho sempre pensato che ognuno di noi nasca con un’attitudine particolare. C’è chi è incline allo sport, chi alla  pittura, chi alla scultura eccetera. Io invece sono fortunatamente nato con una propensione per la musica. Fin da bambino, infatti, mi sono sentito legato al mondo musicale, iniziando presto a studiare sugli spartiti. Sul finire degli anni Sessanta, sotto la grandissima influenza del rock “ribelle” e “rivoluzionario” di quello straordinario decennio, formai una cover band con alcuni amici ed iniziai a girare la Sicilia, suonando in locali e fiere. Nel 1970 mio fratello Pippo, anche lui musicista, mi portò con la sua band al “Palermo Pop”, uno dei primi festival all’avanguardia organizzati nel nostro Paese, dove ebbi l’immensa fortuna di suonare con alcuni grandi del rock internazionale come Ray Charles e Aretha Franklin. Più tardi, dopo un breve soggiorno a Roma, mi trasferii a Milano, dove, grazie al fondamentale aiuto di Gianni Bella, riuscii a firmare il mio primo contratto discografico con la “CGD” (“Compagnia Generale del Disco”). Da lì a poco sarebbero arrivati anche i primi successi come “È sera”, brano con cui partecipai al Festivalbar del 1978.

È nota la sua stretta collaborazione, specialmente come autore, con altri grandi protagonisti della musica italiana. Ci può fare qualche nome?

Dopo il mio trasferimento a Milano iniziai a lavorare assieme a molti artisti che vivevano lì;  ho avuto così   l’onore ed il piacere di scrivere canzoni per Riccardo Fogli, Fausto Leali  e, più recentemente, Patrizia Bulgari.

Mi permetta di ricordare un altro grande successo che porta la sua firma insieme a quella di Maurizio Fabrizio; mi riferisco a “Sola” (1982) di  Viola Valentino che divenne anche la colonna sonora del film “Delitto sull’autostrada” di Sergio Corbucci  con “Er Monnezza”,  interpretato dall’indimenticabile Tomas Milian. Invece un rapporto diverso è quello che ha instaurato con Lucio Dalla e Franco Battiato.

Sì con Franco e Lucio c’è sempre stato un rapporto molto intimo e di amicizia. Lucio, modestamente parlando, ha sempre avuto grande stima di me. Fu lui, ad esempio, che mi disse che avevo un tipo di scrittura adatto al “mondo latino”. Finì per avere ragione, visto che, nel corso degli anni, alcuni miei brani hanno riscosso molto successo sia in Spagna che in Sud America. Un aneddoto divertente a proposito di Lucio riguarda il brano “Bella e il mare” che abbiamo cantato insieme per il mio album “L’amore nuovo” del 1992.  Un giorno, mentre stavo ancora lavorando alla canzone, lui mi invitò nella sua casa in Sicilia per un bicchiere di vino. Mentre parlavamo, mi chiese di cosa mi stessi occupando e io gli feci ascoltare una delle prime registrazioni del pezzo. Dovete sapere che nel finale, originariamente, vi era una parte cantata da un mio amico tenore che “interpretava” il mare. Una volta finito di ascoltare, Lucio mi disse che non era convinto della conclusione. A quel punto, facendomi furbo, cercai di toccarlo nell’orgoglio e affermai: “Lo so  Lucio. Per interpretare il mare ci vorrebbe uno bravo.”  Sentitosi “sfidato”, immagino, esclamò deciso: “Io sono bravo!” E così finimmo per cantare assieme “Bella e il mare”.

E Battiato?

Con Franco siamo grandissimi amici da anni ormai. Conservo come un cimelio il suo regalo di matrimonio: un bellissimo quadro da lui dipinto. Infatti è risaputo che Franco si diletti nella pittura ed è anche molto bravo! Inoltre, quando tutti e due abitavamo a Milano, organizzavamo spesso delle serate in cui mangiavamo datteri, di cui siamo entrambi ghiotti, e parlavamo di tutto per ore: dalla letteratura ai gossip. Chiamavamo questi momenti “Datteri e Filosofia”. Franco, poi, è una persona straordinaria, dotata di un estro e una fantasia davvero incredibili, nonché molto spiritoso. Con lui ho cantato “L’amore nuovo”, anche questa contenuta nell’omonimo album.

Quale suo lavoro ricorda con maggior affetto?

Forse proprio “L’amore nuovo”, perché lo considero un disco di “vita vissuta”, pieno di realtà. Non che le mie altre opere non siano vere, ma questa in particolare contiene tutte canzoni tratte da storie reali. Ad esempio la succitata “Bella e il mare” è la storia di una bambina che è ispirata ad un’alunna audiolesa di cui mia moglie all’epoca era insegnante di sostegno. Insomma un album che per me conta molto. Un’altra canzone che ancora oggi mi suscita tantissime emozioni è “Bella e il vento” del 1993 che ho scritto pensando alla triste vicenda di una mia vicina di casa la quale, quando ero bambino, veniva malmenata dal marito, dico marito per non usare appellativi dispregiativi più appropriati. Una storia che mi ha segnato nel profondo e che ho voluto ricordare con questo brano.

Un fatto che forse molti ignorano è che lei ha partecipato allo “Zecchino d’oro” del 1987, scrivendo il brano “Il mio grande papà” che si classificò al secondo posto. Come è nata l’idea di comporre questa canzone?

In quel periodo era appena nato mio figlio Lorenzo ed ero solito ripetergli ironicamente “Che grande papà che hai!”. Così quando mi contattarono per scrivere una canzone per lo “Zecchino d’oro” accettai con grande entusiasmo e composi il brano “Il mio grande papà” ispirandomi proprio a quella frase. Fui contentissimo del successo che riscosse.

Posso chiederle come mai, secondo lei, le sue canzoni più recenti non hanno scalato le classifiche come invece hanno fatto i brani “giovanili”?

Ritengo sia un segno che ho raggiunto una specie di maturità artistica. Da giovane, infatti, ero più interessato, un po’ come tutti a quell’età, ad entrare in classifica e a cercare di vendere molte copie dei miei dischi. Successivamente ho cominciato a concentrarmi più sui contenuti e sulla profondità dei testi. Con questo non voglio dire che le mie prime opere fossero prive di significato, ma sicuramente erano più orientate a seguire il trend delle vendite.

So che recentemente ha pubblicato un libro. Di cosa tratta?

Il libro si intitola “Fioriranno i mandorli sulla Luna” ed è stato pubblicato nel 2019 dalla Carthago Edizioni di Catania. È una raccolta di varie “cose scritte”, che affrontano argomenti diversi e che ho composto e postato sui social nel corso degli anni. All’interno, inoltre, sono contenute le meravigliose immagini di Cosimo Di Guardo, maestro siciliano di fotografia.

Molti affermano che recentemente la musica si è talmente commercializzata da perdere innovazione ed originalità elementi che invece hanno distinto gli anni Sessanta e Settanta. Lei è d’accordo con questa analisi?

Assolutamente no! La musica non si sta commercializzando, o per meglio dire non più che in qualunque altro periodo, ma sta semplicemente mutando come qualsiasi altra cosa esistente. Come dice Eraclito: “Panta rei” (“Tutto scorre”). Bisogna dunque cercare di comprendere e apprezzare il cambiamento e non respingerlo a priori, aggrappandoci al solito “ Eh ai miei tempi sì che…”. Certo è ovvio che non tutti i generi possano piacere a tutti, i gusti sono gusti, ma in ogni caso si deve provare ad “assaggiare” ogni cosa e a trarne il maggior “nutrimento” possibile. In fondo la musica non è altro che un grande buffet!

Per concludere, ha qualche progetto per il prossimo futuro?

Con la speranza che presto tutto possa tornare alla normalità, vorrei ricominciare a fare concerti nei teatri, dove amo esibirmi, specialmente in quelli piccoli. Infatti preferisco avere un pubblico “minuto”, in modo tale da poter guardare gli spettatori negli occhi e quasi dialogare con loro.

Cesare Vicoli

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