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Uccise il fratello, confermati i 10 anni

E’ stata ridimensionale a dieci anni dalla Corte d’Assise d’appello dell’Aquila la pena per omicidio preterintenzionale, nei confronti di Domenico Tatangelo. La pena è stata ridotta di sei mesi considerando l’attenuante della provocazione.

L’accusa nei confronti di Domenico Tatangelo era di omicidio del fratello Mario che avvenne il 22 febbraio del 2015 in un bar di Castiglione Messer Marino. I giudici d’appello hanno confermato anche il risarcimento dei danni alle parti civili.

La Corte d’appello ha aderito pienamente alle richieste fatte in primo grado della pubblica accusa rappresentata dal sostituto procuratore della Repubblica di Vasto Michele Pecoraro e delle parti civili rappresentate dagli avvocati Antonella Franceschelli del Foro di Roma, Francesco Bitritto ed Elisa Milanese del Foro di Vasto.

Piena soddisfazione da parte degli avvocati di parte civile.

Nel corso del processo è emerso che Mario Tatangelo morì a seguito delle plurime complicanze connesse alla marcata “sindrome ipocinetica” (o immobilità) perdurata 7 mesi, conseguenza del gravissimo trauma cranico-encefalico riportato dalla vittima.

Domenico Tatangelo dal canto suo ha sempre dichiarato di non voler uccidere il fratello.

Secondo i giudici della Corte d’Assise e ora anche per i giudici in appello furono i pugni sferrati da Domenico durante una lite a provocare la caduta di Mario, il trauma cranico e poi la morte . La furiose lite avvenne il 22 febbraio 2015. Era domenica. Domenico con Mario entrò in un locale di Castiglione Messer Marino. I due iniziarono a bere. All’improvviso scoppiò una discussione. Il diverbio degenerò e iniziarono gli spintoni. Ad un certo punto Domenico colpì il fratello con due pugni sul volto che gli fecero perdere l’equilibrio. Mario cadde a terra e dopo aver battuto la testa perse i sensi.

Trasferito a Pescara dal 118 gli venne riscontrata la frattura della calotta cranica. Il ricoverò in terapia intensiva non riuscì a salvargli la vita. Il 30 settembre Mario morì. A giudizio del medico legale, Pietro Falco fu la caduta a provocare lo sfondamento della calotta cranica e una violenta emorragia cerebrale.

Paola Calvano

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