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Abbandonati dalle istituzioni 80 operai della Sabino Esplodenti

80 dipendenti della Esplodenti Sabino sono senza lavoro e senza stipendio dal 21 dicembre 2020, giorno in cui si verificò la terribile esplosione costata la vira a tre loro colleghi, Nicola Colameo, 46 anni, Paolo Pepe, 45 anni e Carlo Spinelli, 54 anni.

L’inps non ha ancora sciolto la riserva sulla cassa integrazione. Al dolore per la perdita dei colleghi si aggiunge dunque l’angoscia dell’impossibilità a pagare le rate del mutuo e il mantenimento dei figli.

I rappresentanti delle rsu Antonio La Viola (UILTEC), Candeloro Di Tullio ( FEMCA CISL) e Paolo Iocco ( CGIL) lanciano un accorato appello alle Istituzioni e alla Procura. “Siamo i primi a volere chiarezza e giustizia ma le nostre famiglie hanno diritto a vivere e invece si sentono abbandonate. Dal giorno dell’incidente siamo vittime di esposti con relativi post su facebook da parte del “Forum dell’acqua abruzzese” e del segretario di Rifondazione comunista circa la mancanza di permessi e autorizzazioni. Ma tutto questo ha poco a che vedere con la disgrazia e la morte dei nostri colleghi”.

I rappresentanti sindacali chiedono aiuto anche alla magistratura.

“Il procuratore Giampiero Di Florio”, ricordano i sindacati “sta indagando ed è giusto che sia così, ma sono già due volte che viene rigettata la domanda di dissequestro dello stabilimento o comunque di una parte di esso (uffici). Eppure sono state fatti approfondimenti e controlli”.

Poi c’è l’appello al procuratore al quale invocano aiuto. “Il dissequestro è fondamentale per rispondere alle gare, fornire documentazione, riprendere le attività lavorative che se non portate a termine sarebbero passibili di penali. Le indagini possono continuare anche dopo il dissequestro. Ad oggi” proseguono le rsu “l’INPS non ancora ci fa sapere se siamo in cassa integrazione o meno. La domanda presentata dalle segreterie e Confindustria il 18 gennaio 2021 è rimasta ancora senza risposta. Tutti i lavoratori sono senza alcuna retribuzione. L’azienda si è messa a disposizione anticipandoci parte della mensilità di gennaio, ma non basta. Dobbiamo pagare mutui, affitti, rate o tasse universitarie. Siamo 80 famiglie e fra loro ci sono anche i fratelli di Nicola Colameo e Paolo Pepe, due dei colleghi che non ci sono più. Per loro al dolore enorme si aggiunge la beffa. Per non parlare del piccolo indotto composto da una decina di aziende che ad oggi, si ritrovano ad annaspare. Quello che è successo ci ha devastati, siamo affranti e abbattuti, ma non è colpa nostra”.

Paola Calvano

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