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Coronavirus, Verì: “Pronto il protocollo per la gestione domiciliare dei pazienti”

Spostare l’attuale paradigma assistenziale per il Covid 19 dall’ospedale al territorio, individuando i criteri di una presa in carico domiciliare/territoriale e ottimizzando gli elementi costitutivi dei distretti, delle cure primarie e della medicina generale. Un approccio multidisciplinare, con il coinvolgimento anche delle figure specialistiche, per evitare di sovraccaricare il sistema ospedaliero, che possa però assicurare l’assistenza adeguata al paziente.

Sono gli aspetti principali del protocollo per la gestione domiciliare in isolamento a casa dei casi accertati o sospetti di Covid 19, sollecitato dall’assessore alla salute, Nicoletta Verì.

Le procedure saranno ora recepite in una specifica ordinanza presidenziale.

“Sarà istituita – spiega l’assessore – un’unità di coordinamento per l’assistenza territoriale (Ucat), che dovranno essere attivate dalle Asl entro 7 giorni, cui spetterà individuare il percorso più appropriato dei pazienti fra ospedale e territorio, per un aggiornamento tempestivo e coerente dell’evoluzione del quadro clinico del paziente domiciliato e con funzioni di interazione con gli ospedali Covid e i dipartimenti medici dei singoli presidi (medicine, malattie infettive, pneumologia)”.

Nel sistema domiciliare sono coinvolti i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, i medici di continuità assistenziale, le Usca (le unità speciali di continuità assistenziale, entrate in funzione con l’emergenza), gli specialisti ambulatoriali, i servizi di assistenza domiciliare integrata, i servizi di igiene e sanità pubblica, i consultori e il 118, che dovranno interagire come un corpo unico.

I soggetti in isolamento domiciliare che devono essere monitorati sul territorio sono: i pazienti asintomatici con contatto stretto di caso indice, il contatto paucisintomatico con tampone sia positivo che negativo, il paziente positivo asintomatico o paucisintomatico e il paziente dimesso dall’ospedale clinicamente guarito, ma ancora positivo al tampone.

Centrali, come in tutte le fasi della gestione dell’emergenza, sono i medici di medicina generale, che oltre alla presa in carico del paziente, si occuperanno anche del suo monitoraggio anche attraverso sistemi di telemedicina. Si occuperanno della prescrizione dei farmaci necessari e disporranno l’esecuzione dei tamponi di controllo.

E’ previsto anche lo stanziamento di specifici fondi per la fornitura ai medici di pulsiossimetri che permettano la valutazione a distanza della saturazione d’ossigeno e della frequenza cardiaca dei pazienti, oltre a una serie di altre misure specifiche in tema di formazione, igiene e smaltimento rifiuti speciali.

Sono naturalmente previste misure per rimodulare l’assistenza domiciliare integrata, al fine di garantire la gestione del paziente e la sua stabilità clinica e assistenziale, attraverso il controllo dei sintomi e la prevenzione dei rischi di aggravamento. A tal fine sono previsti percorsi formativi e informativi sia per gli operatori, sia per i caregiver familiari.

Nel protocollo vengono ribaditi anche i criteri per l’effettuazione dei tamponi molecolari e i rispettivi codici di priorità.

I tamponi vengono eseguiti, secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, su:

  • pazienti ospedalizzati con infezione acuta respiratoria grave;
  • tutti i casi di infezione respiratoria acuta ospedalizzati o ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali e nelle altre strutture di lunga degenza;
  • operatori sanitari esposti a maggior rischio (compreso il personale dei servizi di soccorso ed emergenza, il personale ausiliario e i tecnici verificatori);
  • operatori dei servizi pubblici essenziali sintomatici, anche affetti da lieve sintomatologia;
  • operatori, anche asintomatici, delle Rsa e altre strutture residenziali per anziani;
  • persone a rischio di sviluppare una forma severa della malattia e fragili, come persone anziane con comorbidità quali malattie polmonari, tumori, malattie cerebrovascolari, insufficienza cardiaca, patologie renali, patologie epatiche, ipertensione, diabete e immunosoppressione con segni di malattia acuta respiratoria, ivi incluse le persone vulnerabili che risiedono in residenze per anziani;
  • primi individui sintomatici all’interno di comunità chiuse;

L’esecuzione del test diagnostico va riservata, prioritariamente, ai casi clinici sintomatici/paucisintomatici e ai contatti a rischio familiari e/o residenziali sintomatici, focalizzando l’identificazione dei contatti a rischio nelle 48 ore precedenti all’inizio della sintomatologia del caso positivo o clinicamente sospetto

Il gruppo tecnico di lavoro ha definito i criteri da adottare nella determinazione delle priorità, in particolare sono stati attribuiti i seguenti codici di priorità: codice nero (soggetti deceduti per sospetto Covid 19), codice blu (soggetti che stazionano in pronto soccorso con sintomatologia sospetta per Covid 19, ovvero soggetti che necessitano di ricovero ospedaliero per altre patologie: il tampone deve essere effettuato con metodica molecolare rapida), codice rosso (pazienti Covid 19 ricoverati dimissibili,  soggetti ospiti in strutture residenziali e semiresidenziali e case di riposo in arrivo o trasferimento, soggetti ospiti in Case di Cura Circondariali in arrivo o in trasferimento dalle stesse, residenti nelle zone rosse secondo specifici protocolli, personale sanitario sintomatico), codice giallo (soggetti appartenenti a gruppi professionalmente esposti, come operatori sanitari o forze di polizia, pazienti ricoverati in strutture pubbliche e private di lungodegenza, case di riposo, case di accoglienza, soggetti che devono sottoporsi a interventi programmati, IVG, interventi chirurgici, consulenza mediche o specialistiche, soggetti da sottoporre a indagine endoscopia), codice verde (soggetti senza sintomatologia sospetta per Covid 19,  soggetti in isolamento domiciliare).

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