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Don Domenico: “Che questa preghiera di benedizione aiuti tutti a sentirsi più uniti e più solidali”

Ci sono delle cose che fai fatica a tenere per te. Esistono delle esperienze che non puoi non comunicare agli altri perché, in fondo, non ti appartengono. Appartengono ad un mistero più grande di te.

È per questo che butto giù alcune righe che pallidamente tentano di far percepire il vissuto del cuore di un parroco. Quando nelle settimane scorse il decreto del Governo ha imposto il divieto degli assembramenti e, quindi, di tutte le manifestazioni pubbliche anche religiose, ho tentato qua e là di trovare una soluzione per la nostra processione della Sacra Spina. Da più parti però mi era stato chiesto di evitare una processione – vista la forte devozione vastese alla reliquia –anche solo con la presenza di pochi rappresentanti: il rischio di incoraggiare la gente ad uscire dalle case e accalcarsi per toccare la reliquia era alto.

Ci siamo quindi organizzati con  le celebrazioni, le preghiere e i video per dare la possibilità di vivere anche a distanza la Quintena con lo struggente suo inno “Ave Spina”. Poi, con insistenza, nel mio cuore si affacciava il desiderio di invocare su tutta la Città una benedizione particolare che potesse essere un segno e un incoraggiamento in questo momento difficile legato al Covid19. A quel punto, l’immagine del campanile di Santa Maria Maggiore, simbolo per tutta Vasto, è diventato per me una specie di chiodo fisso. Mai però avrei potuto immaginare di vivere una esperienza forte come quella vissuta nel giorno della Festa della Sacra Spina.

Ho voluto organizzare la mia salita con l’obiettivo di benedire dall’alto tutti i cittadini e, d’accordo con il Priore della Confraternita, Massimo Stivaletta, abbiamo voluto organizzare una documentazione fotografica con l’obiettivo di lasciare un messaggio di conforto e consolazione agli altri. In realtà pensavo di offrire un servizio per gli altri avvertendo il dovere di dare un segno di vicinanza del tipo: “Siccome non posso attraversare le strade e voi non potete uscire, allora vi raggiungo in modo sicuro dall’alto”. Ma non è andata proprio così…perché ancora una volta sono rimasto sorpreso da un “non previsto” che, per i credenti, prende il nome di Dio.

Mi ero preparato, avevo custodito con attenzione la Sacra Spina, mi ero messo in ordine per cominciare con decoro la preghiera ma…nel momento in cui dal campanile alzo il reliquiario verso il mare inizia un altro copione.

La reliquia, il mare, i tetti, il vento fresco e pacato catturano subito la mia attenzione e mi rapiscono consegnandomi un silenzio che poche volte ho avvertito così assordante. Il campanile mi permetteva di staccarmi dal suolo e di percepire l’infinito, mentre quel silenzio mi consegnava tutta la piccolezza di noi uomini. Un silenzio che non mi vergogno di chiamare religioso e che mi ha letteralmente rapito. Io, la Spina e il silenzio.

Io, la Spina e la gente che non potevo vedere ma che sapevo segnata dall’angoscia e dall’incertezza. Io, la Spina e quella Città che sembrava così piccola e spaventata. Io, la Spina e il mio Dio a cui non riuscivo a dire parole, ma dal quale mi sentivo capito. Il mio cammino su quel terrazzo era come guidato da una mano invisibile che mi chiedeva di guardare il mondo da un’altra prospettiva. La mia preghiera è stata solo silenzio che ascolta.

E così, ciò che pensavo di dover fare per gli altri, ciò che voleva essere un segno di affetto e di vicinanza per gli altri è diventato un dono di pace per me, un percepire da quell’altezza e con quel panorama, la fusione tra lo spazio e il tempo. Lo spazio allargato dall’altezza e il tempo dilatato dalla secolare reliquia.

Non trovo parole per descrivere l’abbraccio che ho ricevuto e donato sul nostro campanile, ma sono certo di aver vissuto una preghiera profonda in cui né telecamera, né macchina fotografica mi hanno distolto dalla commozione di sentirmi parte di un corpo e strumento di intercessione.

Per me, la salita al Campanile nel giorno della Sacra Spina, rimarrà una di quelle esperienza di preghiera silenziosa in cui i gesti, gli sguardi e i profumi consegnano una “distanza ricolmata” di amore e fiducia.

Che questa preghiera di benedizione aiuti tutti a sentirsi più uniti e più solidali, per ripartire insieme verso lo stesso abbraccio di Dio…quel Dio che non si allontana mai da noi se lo cerchiamo con cuore sincero, anche al tempo del coronavirus. Tutto è Grazia.

Don Domenico

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