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Cobas: “Un morto alla Sevel? Ce l’aspettavamo, prima o poi doveva succedere”

“Un morto alla Sevel? Ce l’aspettavamo, prima o poi doveva succedere”.  E’ questo il commento più diffuso tra i lavoratori SEVEL di Atessa. Coloro che lavorano in SEVEL sanno benissimo che il successo dell’azienda non dipende dalle innovazioni tecnologiche, bensì dai ritmi infernali di lavoro dentro la fabbrica e dai turni massacranti, che in taluni casi è concausa di incidenti in itinere, come nel 2019.

Noi non essendo autorità inquirente, non possiamo emettere sentenze a cuor leggero. Ma le lamentele sui ritmi infernali, sulle relative malattie articolari, che tanti operai SEVEL lamentano, questo si lo possiamo denunciare! Non meno ingiusta e discriminatoria è la pratica, estesissima, del lavoro interinale ed esternalizzato. E infatti la povera vittima, altri non era che un lavoratore “esterno” a SEVEL.

Non meno ci colpisce lo sdegno dei sindacati collaborazionisti, che ben sanno quale situazione e clima si respira in SEVEL. Dunque il loro “pianto greco” lo rimandiamo ai mittenti, ricordando che in nome di una produttività, che fa il paio con la distruttività fisica non è fare sindacato, ma collaborare allo  sfruttamento dei lavoratori .

Ai lavoratori diciamo: non fidatevi delle promesse! Prendete in mano il vostro destino, decidendo di rivendicare dignità e salario strafottendovene dei sindacati collaborazionisti!

La conflittualità nei posti di lavoro è un segnale che la dirigenza aziendale non può più contare su imbonitori di regime, per far passare decisioni produttive che nel tempo distruggono lavoro, vita e socialità dei lavoratori!

CONFEDERAZIONE COBAS
COBAS del LAVORO PRIVATO

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