Fine di un incubo per il Comune di Vasto e per un ex dirigente ora in pensione trascinato in giudizio da una dipendente con l’ipotesi di mobbing. Il giudice del Tribunale di Vasto, Silvia Lubrano non ha individuato alcuna condotta lesiva che giustificasse il mobbing e ed il conseguente risarcimento del danno che la dipendente chiedeva, 70mila euro.
“Sulla scorta di una nutrita documentazione acquisita e dalle testimonianze raccolte”, spiega il legale che rappresentava il Comune di Vasto, l’avvocato Michele Sonnini “il giudice ha ritenuto di dover rigettare il ricorso della dipendente, condannando la lavoratrice al pagamento delle spese legali e assicurative”.
La vicenda, sulla quale a palazzo di città trapela molto poco, è iniziata diverso tempo fa. La dipendente ha cominciato a contestare una serie di atteggiamenti che riteneva penalizzanti da parte di un dirigente e che, a suo dire le avrebbero provocato conseguenze negative sia dal punto di vista professionale che personale.
Il disagio della lavoratrice è culminato in una denuncia per mobbing contro il Comune e contro un dirigente che ora è andato in pensione. E’ partita l’istruttoria e qualche giorno fa sulla scorta del materiale acquisito il giudice ha rigettato il ricorso della lavoratrice. Il Comune non dovrà versare alcun risarcimento, al contrario dovrà essere risarcito delle spese legali e assicurative sostenute durante il giudizio. Le denunce per mobbing sono aumentate moltissimo negli ultimi anni.
La Cassazione ha sancito che si può parlare di mobbing nei luoghi di lavoro se il comportamento del datore o superiore in grado, si traduce in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del lavoratore, con effetto lesivo del suo equilibrio fisico-psichico e della sua personalità. Non era il caso del Comune di Vasto.
Paola Calvano (Il Centro)
