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Una Santa Messa per i 40 anni dalla scomparsa di Paolo VI

L’Associazione Socio Culturale San Paolo Vasto ricorda con una Santa Messa i 40 anni dalla scomparsa di Paolo VI presso la chiesa di Sant’Antonio di Padova a Vasto alle ore 18,00.

Il 6 agosto 1978, quarant’anni or sono, nella residenza estiva dei Pontefici Romani, a Castel Gandolfo, si spegneva Paolo VI, dopo quindici anni di ministero quale Vescovo di Roma. Paolo VI fu il diligente e saggio riformatore di tutto l’apparato ecclesiale, cominciando dalla riforma liturgica e di tutti i riti dei Sacramenti, ponendoli alla luce della Parola di Dio; della riforma della vita delle diocesi e delle parrocchie, con sapiente inserimento degli organismi di partecipazione (Consigli presbiterali e Consigli pastorali).

Ristrutturò, semplificò e diede una caratteristica di universalità alla Curia Romana. Riformò la modalità dell’elezione del Vescovo di Roma. Volle che gli ambienti dei Palazzi Apostolici venissero arredati nella sobrietà, sia pur valorizzando le opere degli artisti anche contemporanei. Fu il primo Papa a visitare le Chiese particolari sparse nel mondo con una duplice attenzione per il dialogo ecumenico ed interreligioso e per gli ultimi. Fu il primo Papa che andò pellegrino in Terra Santa. Fu il primo Papa alle Nazioni Unite, dove chiese al mondo un impegno per i Paesi in via di sviluppo, il disarmo, la lotta alla fame e la cessazione dei conflitti ed un concreto adoperarsi per un umanesimo planetario, capace di edificare l’unica vera civiltà degna dell’uomo: la civiltà dell’amore. Volle significare attenzione per i popoli nomadi, per gli operai, gli orfani, i carcerati, gli sfruttati. Consapevole che la persona umana non può occuparsi solo delle cose materiali, si adoperò perché attraverso un’autentica vita spirituale la persona sapesse essere degna della sua identità di «immagine e somiglianza» con Dio. Per questo indisse l’Anno Santo e l’Anno della fede, oltre a partecipare ai Congressi eucaristici nazionali, iniziando con quello di Pisa, e a quelli internazionali come a Bogotà (in Colombia), dove denunciò le discriminazioni ai campesinos e prima ancora in India a Bombay, dove incoraggiò l’opera di Madre Teresa. Non si sottrasse per la liberazione e la salvezza di Aldo Moro, sequestrato e giustiziato poi dalle Brigate Rosse. Dopo i funerali di Moro, Paolo VI, già prostrato per le sofferenze fisiche provocate dall’artrosi e da quelle spirituali per situazioni di contestazione anche nella Chiesa.

Il suo magistero fu sempre di grande spessore evangelico, cattolico e umano. Certo papa Montini non si sentì mai abbandonato dal suo Signore. Anche nell’omelia per Moro espresse la sua sofferenza e il suo desiderio, ma non perse la speranza. Le sue ultime ore, al tramonto della festa della Trasfigurazione, dopo aver ricevuto l’Unzione dei malati e l’Eucaristia, quale viatico dalle mani del fedele e discreto segretario, don Macchi, furono un colloquio intimo tra lui ed il suo Signore, con il ripetersi continuo della preghiera del Padre Nostro. Il presidente della Repubblica italiana, Sandro Pertini, che si recò a Castel Gandolfo, come ricordava monsignor Pasquale Macchi, disse: «Abbiamo perso un Papa che aveva capito i drammi della modernità e un vero artigiano del dialogo e della pace».

da L’Avvenire di domenica 5 agosto 2018

 

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